Robert Rodriguez è un genio. E non mi riferisco al valore dei suoi film (tra cui non c’è un titolo che definirei almeno ottimo), ma alla sua capacità di essere tra i pochissimi, veri registi indipendenti della sua generazione.
Rodriguez ha capito che si possono fare film di grande impatto spendendo cifre molto modeste (guardate Spy Kids o Sin City e ditemi se vi sembra che costino un quarto di Sahara…), sapendo bene che, con film da 40 milioni di dollari, è praticamente impossibile andare sotto. Se certi responsabile degli studios lasciassero il loro posto a registi del genere, forse le cose a Hollywood funzionerebbero meglio.
Rodriguez ha capito che si possono fare film di grande impatto spendendo cifre molto modeste (guardate Spy Kids o Sin City e ditemi se vi sembra che costino un quarto di Sahara…), sapendo bene che, con film da 40 milioni di dollari, è praticamente impossibile andare sotto. Se certi responsabile degli studios lasciassero il loro posto a registi del genere, forse le cose a Hollywood funzionerebbero meglio.
Dato a Rodriguez quello che è di Rodriguez, è il caso di spiegare perché Sin City mi ha lasciato sostanzialmente indifferente e a tratti irritato.
In primis, è impossibile non parlare del fumetto di Frank Miller da cui è tratta la pellicola, considerando che si tratta di una trasposizione no...
Poliziotti corrotti. Prostitute mozzafiato, ma pronte ad uccidere. Criminali intoccabili. Questa è Sin City, un’emblema del noir, tra fascino e banali stereotipi...
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