L’immutabilità di certi meccanismi del cinema adolescenziale ha un nome e cognome: Enrico Vanzina.
Sotto il sole di Riccione non ha niente di nuovo nella scrittura, assolutamente nulla di moderno, eppure non suona antico. Suona classico. Enrico Vanzina scrive come fa da 40 anni e lo fa variando qualche nome, autocitandosi ogni tanto e ficcando (come sempre) termini, situazioni, riferimenti e fatti del presente. Il desiderio pazzesco di essere instant che molto spesso caratterizza le sue sceneggiature è quel che le rende incredibilmente nostalgiche già da domani. La nostalgia del presente, il fatto che citandolo, mettendo in piazza nomi e brand transitori per loro natura (come i nomi dei calciatori e delle tecnologie del momento o dei politici in carica), si crei una sensazione di documento per i posteri.

È tutto un livello di lettura strano e lontano da quello immediato cui mira Sotto il sole di Riccione, operazione a cui va dato l’indubbio merito di non nascondersi mai. Film d’estate ...