Non ci sono dubbi sul fatto che Suicide Squad pensi di essere molto più duro di quel che è. È un film che vanta un cinismo e un atteggiamento politicamente scorretto che in realtà non esistono, anzi è semmai un film più vicino alle convenzionali parabole di un gruppo di brave persone messe dalla parte sbagliata della staccionata. È meglio non aspettarsi una revisione del concetto di villain classico all’insegna di una lettura densa, cioè della complessa stratificazione di cosa sia “bene” e cosa “male” in un mondo in cui i buoni dovrebbero essere i militari o lo stato, ma un ripensamento di più rapido consumo (i politici e i cosiddetti buoni non hanno un “codice”, non conoscono la vita dura, sono solo doppiogiochisti ipocriti). Eppure tutto suona così in linea con il polar francese e quei mondi in cui non importa chi sei ma quanto tu sappia dare valore al rispetto e all’amicizia verso chi dimostra di meritarla, da trovare davanti a sé spianata la strada del miglior cinema criminale. Str...