La via italiana al genere “amore e malattia terminale” passa per la tenerezza.

La storia di Sul più bello è di quelle da manuale: lei malata, marginale e animata da una sete insaziabile d’amore, lui bello, ricco e distante ma solo per coprire un vero bisogno di contatto umano, gli amici per divertire e “l’imprevedibile” storia d’amore sbilanciata che sembra impossibile a tutti ed è anche contrastata dallo spettro della morte.
A queste caratteristiche base Sul più bello aggiunge un look e uno stile fondati su una fortissima tenerezza. Tenerezza nei costumi, negli arredi, nella musica, nella recitazione, nella scrittura e nel casting. Una storia di 20enni che si atteggiano a pre-adolescenti.

Ovviamente il riferimento diretto più immediato per questa chiave espressiva è quello dell’estetica fondata da Jeunet con Il favoloso mondo di Amelie (ma senza la color correction ad enfatizzare il fatto di trovarsi in un altro mondo): personaggi caratterizzati a tinte estreme come fossero raccontati...