Dietro il successo dei panini di McDonald’s c’è il sangue dei soci fatti fuori dalla compagnia, la spietata mattanza di azionisti e le tecniche spudorate di presa del potere che necessitano più di un contabile che di un guerriero. Come in Il Petroliere di Paul Thomas Anderson questa è una storia in cui il desiderio di possedere consuma l’umanità, solo più blanda e mainstream, senza quella magnifica e reale scarnificazione, senza l’estrema tensione muscolare che rende tutto più duro, ma anzi con una melliflua calma a normalità.
Uno dei marchi più riconoscibili d’America, tra i pochi a poter giustificare un film ed essere il selling point di una storia (“Come è nato McDonald’s”), è fondato sull’inganno e la truffa, sull’avidità e il senso perverso del successo. E sul suo fascino.

È importante in questo proprio Micheal Keaton. Ha una faccia contemporaneamente rassicurante e pericolosa, ha le sopracciglia inarcate, il volto che in breve diventa un ghigno, il fisico perfetto della per...