Durante la seconda guerra mondiale un bambino ebreo viene nascosto a casa della zia per evitare i campi di concentramento, alla morte improvvisa di lei si ritrova solo e vive un inferno non troppo diverso da quello che gli sarebbe toccato con i nazisti, passando di morte in morte in morte, venendo brutalizzato, violentato e menato ad ogni tappa di un viaggio on the road senza meta, vagando per sopravvivere nelle zone dell’Europa dell’Est in cui è possibile incontrare truppe naziste come comuniste ma in cui la minaccia peggiore sono gli altri uomini, i contadini.

Con un bianco e nero utile a rendere tollerabile l’intollerabile, Vaclav Marhoul gira un film in cui terra, animali, sangue e uomini non sono troppo diversi, uno in cui il rapporto profondissimo con la natura sembra quello dei film di Aleksei German, fatto di un’invadenza spropositata nell’inquadratura e di una contaminazione ineludibile con i personaggi. La campagna è un posto di brutalità pura in cui anche gli animali inquadr...