Tutto Quello Che Vuoi
di Francesco Bruni
11 maggio 2017
C’è l’idea che la poesia sia qualcosa di devastante al centro di Tutto Quello Che Vuoi, che sia l’arma dei sentimenti più incontrollabili invece che di quelli più soffici ed elevati, il fucile del guerriero invece del ventaglio della signorina accaldata. Quest’idea più che essere espressa in un film che invece si presenta come lieve e delicato, è implicita nell’elemento più forte e potente di tutta la messa in scena: una stanza. Il poeta ormai anziano e dalla lucidità parecchio offuscata dalla vecchiaia, vive in una casa di ricordi ed è accudito, inizialmente malvolentieri, da un ragazzo pigro, ignorante e prevenuto. Tuttavia anche su quest’animale trasteverino, tutto videogame di calcio e botte per strada, e sui suoi amici la suddetta stanza ha un impatto devastante che mette in moto gli eventi.
Si tratta dello studio del poeta, ormai in disuso e dismesso, un ammasso di ricordi sulle cui pareti sono incise centinaia di frasi e parole, ricordi e brani poetici. Sono incisioni e scritte ...
Nonostante uno lo spunto migliore dell'anno, Tutto Quello Che Vuoi esaurisce presto le idee e uccide la sceneggiatura con una messa in scena troppo sciatta
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