Al quarto film da regista Angelina Jolie (il primo distribuito solo su Netflix) dimostra che quando non è nel cast è determinata a raccontare storie di guerra con il fine di mettere in scena storie di vittime innocenti, di persone che resistono agli orrori che si palesano davanti ai loro occhi. Altrove era stata molto prolissa e pomposa, qui sconfina apertamente nel ruffiano, sfondando la parete della decenza e mettendo al centro di tutto una bambina dal cui punto di vista vediamo tutti gli eventi, alternando i suoi primi piani dagli occhi spesso lucidi con la visuale ad altezza ridotta, soffermandosi sui dettagli e sui frequenti cambi di fuoco.

Lo spunto è l’omonimo romanzo di Loung Ung (in Italia tradotto con Il Lungo Nastro Rosso), qui anche sceneggiatrice con la stessa Jolie, atto incontestabile di fedeltà alla realtà e dell’adozione del punto di vista meno contestabile, non solo quello delle vittime, ma quello delle vere vittime. Purtroppo quello che non convince in questa storia ...