ULTRAS, DI FRANCESCO LETTIERI: LA RECENSIONE

Se dovessimo considerare Ultras, il nuovo film italiano di Netflix, solo come un film non sarebbe eccezionale. È molto corretto, girato con cura e pensato con altrettanta perizia, ma è privo di personalità, parla una lingua che ha inventato qualcun altro e anche imitando non riesce a trovare un suo vero contenuto. La storia di un capo ultras diffidato e quindi del suo gruppo di riferimento in un momento di transizione, in cui stanno arrivando i giovani con le loro richieste e la loro voglia di potere ma anche in cui lo stesso capo vorrebbe passare ad un’altra vita più regolare e tranquilla (se non fosse che l’attrazione del branco e della violenza è così rassicurante e magnetica), è una storia di marginalità e uscita dal gorgo come altre. Non è l’orgia di ingiustizia, cameratismo e senso malato di compagine che era ACAB di Sollima (che raccontava l’altro lato della barricata, i poliziotti, ma in modi non diversi), è una cronaca di vita in p...