“Per un gay che si dichiara, ce ne sono dieci che non lo fanno, e cento che non l’hanno mai confessato a se stessi.” Così scriveva Marguerite Yourcenar nel suo Il Giro di Prigione, e l‘estratto potrebbe fungere da perfetta epigrafe per il malinconico Heartstone (titolo originale: Hjartasteinn) di Guðmundur Arnar Guðmundsson, presentato con successo al 73esimo Festival di Venezia, dove ha ricevuto il Queer Lion come Miglior Film a tematica LGBT.

Ridurre Heartstone all’etichetta di film sull’omosessualità sarebbe ingiusto e fuorviante, trattandosi piuttosto di un sentito – grazie alla matrice autobiografica – e delicato viaggio che esplora le pieghe dolenti della complessa transizione fra infanzia e adolescenza, indagata senza falisi pudori nel difficile contesto di una ristretta – in tutti i sensi – comunità islandese.

Protagonisti sono il giovanissimo Thor (Baldur Einarsson) e l’amico Christian (Blær Hinriksson), immersi in un...