Giunti al terzo giorno di proiezioni del 73simo Festival di Venezia, potrebbe sembrare forse ancora prematuro parlare di tematiche predominanti in questa mostra. Eppure, sarà forse per l’atteso – e, in parte, deludente – ritorno al cinema di Tom Ford con i suoi rancorosi animali notturni, ma non si può non sentire aleggiare un vago eppur persistente profumo di vendetta nelle opere finora viste. Non fa eccezione Tarde para la Ira, ottimo esordio alla regia dell’attore spagnolo Raúl Arévalo, presentato oggi in concorso nella sezione Orizzonti.

Se il film d’apertura di questa branca “collaterale” del Festival, São Jorge, aveva raccontato la parabola di un uomo buono trascinato negli abissi della criminalità, l’opera prima di Arévalo è un racconto ugualmente straziato, ma più conciso e iconico nella sua struttura. Quella che prende l’avvio come la storia di un timido quarantenne innamorato, dopo un prologo la cui utilità ci verrà chiari...