Ana Lily Amirpour ha un difetto che sembra non levarsi di dosso: non sa divertirsi.

Le idee da cui partono i suoi film continuano ad essere ottime ma il risultato sembra il frutto del lavoro di un’altra persona, una diversa da chi ha concepito il tutto. Era così in A Girl Walks Home Alone at Night, in cui una ragazza in Iran, una vampira, che gira di notte con il chador che pare il mantello di Dracula e mentre a casa è libera e ascolta rock, si trasformava in una lunga odissea in free roaming, nella quale pochissimo succede. Accade di nuovo qui in The Bad Batch, in cui un altro spunto succulento e promettente, un’altra ambientazione centrata, viene cucinata senza alcuna voglia di godere.

Tutto inizia in un deserto (poi capiremo che evidentemente siamo nel postapocalittico), una ragazza vaga disperata e viene colpita e raccolta da un gruppo di orridi predoni che senza troppi complimenti le amputano un braccio e una gamba per mangiarli. Dalla loro prigionia si libererà rocambolescamente ...