Chuck Wepner, il sanguinolento, “The Bayonne Bleeder”, il pugile che sfidò il campione mondiale Muhammed Ali e l’autentico ispiratore della leggenda del Rocky Balboa stalloniano.

The Bleeder, presentato fuori concorso e diretto da Philippe Falardeau, ricorda le composizioni di Black Mass, anch’esso proiettato in anteprima l’anno scorso al pubblico del Lido. Con i suoi fotogrammi ricchi di verdi bokeh, Falardeau dipinge le anime di un quartiere di Bayonne: bar angusti sul ciglio della strada, banconi illuminati da fiochi neon violetti e un omaccione interpretato da Liev Schreiber in un lungo cappotto di cuoio e due vistosi baffi che ben si sposano con il panorama funk degli anni ’70.
The Bleeder è debitore al gangster di Scott Cooper, quanto al Joy di David O. Russel. E non solo per questioni scenografico-temporali. La narrazione è affidata a Wepner stesso, tra mugolii, pensieri in divenire e rimpianti per non aver colto la fortuna al momento opportuno. Tanto che non lo si può definire ...