Era il 2013 quando Locke, firmato dal britannico Steven Knight, approdò al Festival di Venezia, raccontando il viaggio interiore di un uomo attraverso l’immediata metafora di un tragitto Birmingham-Londra, narrato in tempo reale attraverso la maestosa performance di Tom Hardy. Quest’anno, in laguna approda – fuori concorso – un’opera che, sebbene diametralmente opposta nelle premesse, ha con il film di Knight più di un punto in comune: trattasi di The Journey di Nick Hamm, già autore di The Hole e Killing Bono.

Stavolta, il road movie più avvincente del festival – lontano anni luce dalla statica inconsistenza del nostrano Questi giorni – vede protagonisti due personaggi desunti dal reale, di peso specifico molto superiore rispetto al travagliato capo cantiere Locke: nel claustrofobico abitacolo, guidati verso Edimburgo da un giovanissimo autista (Freddie Highmore) con qualche segreto di troppo, s’incontrano e si scontrano Martin McGuinnes...