Sembra che finalmente i fratelli Manetti abbiano trovato la chiave migliore per sfruttare la tenacia con la quale portano nel cinema di oggi quello di ieri. L’attacco di Ammore e Malavita è formidabile e quasi shakespeariano. Un funerale, un boss morto che canta nella bara rivelando di non essere chi tutti sostengono che sia, seguito dall’annuncio di una storia di doppie identità, agnizioni e svelamenti che suona sia corretta che goduriosa. Ammore e Malavita non è un musical nel senso stretto, è una sceneggiata napoletana con le coreografie moderniste di Luca Tommassini che recuperano il gusto kitsch adatto al tono della storia e alla recitazione. In questo è davvero un gioiello.

C’è così tanta calzante ironia, così tante idee divertenti almeno in tutta la prima parte del film (quella più gustosamente sentimentale e smielata), una così buona imitazione dell’espressionismo da sceneggiata, che è difficile non farsene travolgere, anche passando sopra al fatto che ci sono nel cast attori n...