Come in un romanzo (da cui del resto è tratto) quella di Lean On Pete è una parabola umana, un’avventura di un ragazzo di 16 anni a cui crolla tutto addosso. Un padre ragazzino più di lui che non smette di fare scelte sbagliate, parenti assenti, una passione per i cavalli da corsa ed un rapido precipitare degli eventi che lo porterà a scappare, assieme al cavallo chiamato Lean On Pete, per evitare che sia mandato ad essere abbattuto.
Quella dei due è una storia d’amore, almeno ne ha i contorni. Lui è rimasto solo al mondo e si sente ancora più solo per indole, incompreso, abbandonato negli affetti che nessuno capisce. Il cavallo è un mezzo brocco che però ogni tanto vince, e come capita a quelli così, al primo problema fisico è sbolognato. Due solitudini che si incontrano ma già qui il film di Haigh, che già con 45 Years e Weekend ha dimostrato di essere più innamorato dei sentimenti che di saperli raccontare, desidera e non raggiunge. Il cavallo in realtà lo vediamo molto poco (per il...
Con un desiderio fortissimo di mettere in scena i sentimenti ma una scarsa capacità di rappresentarli, Lean On Pete promette e non mantiene mai
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