Madre!
di Darren Aronofsky
28 settembre 2017
C’è un’ambizione profonda e consapevole in Mother!, il primo film di Darren Aronofsky che rifiuta di lavorare assecondando la logica, ma procedendo con un misto di narrazione e suggestione, imbastendo un’allegoria così gigante, onnicomprensiva ed evocativa da prestarsi a tantissime interpretazioni e letture diverse. Stavolta è andato anche più in là di quanto tentato con The Fountain.
In questo film tutto primi piani in cui per la prima metà c’è il lavoro minimo sull’immagine, ma massimo sul sonoro (quello sì magistrale) e sul suo ruolo nella comprensione di ciò che accade, una coppia che abita in una casa di campagna (per aiutare lui a trovare l’ispirazione per le sue poesie) riceve la visita di qualcuno, uno sconosciuto che, di evento in evento, porterà con sé altra gente fino a che tutti perdono il controllo.
In questo film tutto primi piani in cui per la prima metà c’è il lavoro minimo sull’immagine, ma massimo sul sonoro (quello sì magistrale) e sul suo ruolo nella comprensione di ciò che accade, una coppia che abita in una casa di campagna (per aiutare lui a trovare l’ispirazione per le sue poesie) riceve la visita di qualcuno, uno sconosciuto che, di evento in evento, porterà con sé altra gente fino a che tutti perdono il controllo.
Forse.
La vita sentimentale, l’ispirazione, l’arte, i ruoli di uomo e donna, la generazione di una nuova vita ma paradossalmente anche i social network, la nuova gestione della...
Puntando altissimo Madre! raggiunge il minimo dei risultati nonostante un dispiegamento di forze e tecnica impressionanti
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