“Sappiamo che il Male esiste, come esiste il Bene,” asserisce con convinzione ostentata il regista, spesso operatore e comunque protagonista William Friedkin alla fine del suo divertissement documentaristico The Devil and Father Amorth, presentato nella sezione Fuori Concorso del settantaquattresimo Festival di Venezia. In poco più di un’ora di film, il cineasta usa ogni mezzo a propria disposizione per sospendere l’incredulità dello spettatore di fronte alla sua accurata e accorata indagine sull’ultima missione (quasi) impossibile di Padre Gabriele Amorth, per 31 anni esorcista della diocesi di Roma.

Costruendo sin da subito il proprio racconto avvalendosi di stratagemmi desunti dal cinema horror – a partire da una colonna sonora impudentemente invasiva – Friedkin tesse le fila della propria trama da abile narratore qual è, compiacendosi e convincendo(si?), in un gioco godibilissimo e volutamente sopra le righe che trascina lo spettatore su un...