La doccia di Psyco, la bambina con il cappottino rosso di A Venezia… Un Dicembre Rosso Shocking e il bosco brutto e umido di The Blair Witch Project: i riferimenti di Dachra sono chiari come la sua idea di paura. Luoghi angusti, cattiveria umana, mostruosità poco soprannaturali, incubi e quel senso di costrizione che aumenta sempre di più, un pericolo che accerchia i personaggi stringendo le proprie viti di un giro ad ogni svolta di trama.

Dachra riprende i boschi delle montagne tunisine come un luogo dell’orrore all’italiana, uno buono per i primi film di Avati o per uno dei mille horror prodotti in Italia negli anni ‘70: poco praticato, poco noto e non immediatamento collegato alla paura, ma popolato da una realtà contadina onesta e semplice che nasconde il marcio e in cui la religione è ciò che spaventa. Sono gli horror in cui la paura si nasconde nei luoghi dimenticati, al margine della società dove sembra non arrivare la civiltà. Lì arriva una troupe di studenti in cerca di ...