Cosa volesse fare Damien Chazelle con Il Primo Uomo è chiaro.

Nella storia di Neil Armstrong vista dai suoi occhi c’è tutto il suo mondo: la ricerca dell’eccellenza e l’ambizione di emergere nel proprio lavoro tramite una dedizione straordinaria che lascia svuotati, soli e sacrifica la vita privata.

Purtroppo è solo una volontà e non un film.

Corretto come non è mai stato, Chazelle gira un film classico attualizzato all’epoca di Terrence Malick (incalcolabile l’influenza che ha avuto The Tree Of Life) e debitore più che altro a Uomini Veri di Philip Kaufman (già ispirazione di Interstellar), film del quale questo sembra il sequel non all’altezza dell’originale.

Non che non sia godibile Il Primo Uomo, resoconto corretto e impeccabile della fase finale della corsa allo spazio e di quegli anni nella vita di Neil Armstrong dalla morte della tragedia privata nelle prime scene fino al trionfo del 1969. Tuttavia non c’è mai, in questo film così convenzionale, l’alito del campione visto in