Suspiria (2018)
di Luca Guadagnino
1 gennaio 2019
Inizia sempre con la pioggia Suspiria, anche se non è più Suzy appena arrivata all’aeroporto a subirla ma una comprimaria, Patricia, studentessa ossessionata dalla scuola di danza di Berlino che frequenta, in fuga verso uno psicanalista a cui racconterà tutto venendo creduta poco (ma incuriosendolo abbastanza da spingerlo a investigare).
Fin dall’attacco è chiaro che il Suspiria di Luca Guadagnino organizza, sistema e inquadra la mitologia che l’originale invece accennava (preferendo rimanere allucinato dai colori fluo, dalle musiche sparate e da un delirio da cocaina). Guadagnino invece vuole tutto: vuole un film equilibrato, vuole creare una base narrativa di ferro, vuole esplorare le possibilità dello spunto, vuole trovare in quella storia la propria visione, vuole la grande Storia della Berlino del muro ma anche così tanta agilità da poter andare oltre Dario Argento.
Fin dall’attacco è chiaro che il Suspiria di Luca Guadagnino organizza, sistema e inquadra la mitologia che l’originale invece accennava (preferendo rimanere allucinato dai colori fluo, dalle musiche sparate e da un delirio da cocaina). Guadagnino invece vuole tutto: vuole un film equilibrato, vuole creare una base narrativa di ferro, vuole esplorare le possibilità dello spunto, vuole trovare in quella storia la propria visione, vuole la grande Storia della Berlino del muro ma anche così tanta agilità da poter andare oltre Dario Argento.
E di certo oltre l’originale è andato. Il suo Suspiria ingloba la fusione tra orrori della storia e orrori fantastic...
Più grande del film originale, più ordinato e lucido, Suspiria di Guadagnino punta poco sull'horror ma quando lo fa non scherza
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