Per entrare nell’universo cinematografico Marvel dalla porta della Sony (quella da cui entrano tutti i personaggi del mondo di Spider-man), Venom si è dovuto civilizzare.

La versione per il cinema attenua tutte le componenti vittimiste, populiste, eversive e deprecabili di Eddie Brock (la parte umana) e dà al simbionte (la parte aliena) un’accennata backstory da sfigato con l’occasione, sulla Terra, di essere potente.
Qui Eddie Brock è sempre un giornalista cacciato da una grande testata, ma non per i suoi modi irregolari e i suoi errori, quanto perché ha pestato i piedi ad un potente, avendo ragione. È fico e non sbandato, è sensato e ragionevole, non pericoloso ancor prima che gli vengano conferiti poteri immensi. La logica di Venom nei fumetti era di spaventare perché il massimo del potere veniva dato alla persona peggiore.

Qui no.

Annullata una delle due componenti di fascino del personaggio rimane l’altra, la dualità. Su quest’elemento si gioca tutto il film, il fatto che ci siano...