Ci sono film che nascono e muoiono nella prima scena. La Vita Possibile è uno di questi.

Due bambini in bicicletta in una via di Roma, così di Roma che dietro di loro c’è S. Pietro (è una strada particolare, molto nota nella capitale, percorrendo la quale si incorre in un effetto ottico per cui più ci si allontana da S. Pietro, lasciandolo dietro di sè, più questo sembra ingrandirsi invece che rimpicciolirsi), i due scherzano, si salutano e in pianosequenza seguiamo uno dei due che entra in cortile, poi in casa, tra le urla. Un uomo, presumibilmente il padre, sta picchiando una donna, la madre, che guarda il bambino straziata piangendo. Lui dalla paura si fa la pipì addosso.

Invece che essere una scena dura, pulp, molto metropolitana e arrabbiata come si potrebbe intuire, ripresa con lo sporco che potrebbe meritare un contesto simile e come sarebbe stata forse in un altro film, è una scena drammatica in una messa in scena rassicurante, pulita, innocua. Drammatica ma senza infastidire, ...