Non ha mai molta fortuna il povero Wolverine quando si stacca dal branco per i suoi spin-off e questo nonostante l'evidente impegno e la dedizione che Hugh Jackman profonde nel suo personaggio più caratterizzante, quello per il quale il suo fisico sembra più portato. Dopo la pessima prima versione delle avventure in solitario di Logan, sempre partendo dai veri fumetti (stavolta il ciclo giapponese), quello che questo secondo film conferma è la volontà di affrontare il personaggio partendo dai suoi poteri. Se infatti il primo Wolverine era tratto da Arma X e raccontava come l'adamantio sia entrato nelle sue ossa e come abbia cominciato a vivere alla stregua di un animale, questo affronta la questione del fattore rigenerante e i problemi che pone.

La prima differenza è tutta qua, concentrarsi molto meno in spiegazioni e dietro le quinte ma più sul dilemma interiore di Wolverine: vivere per sempre, non poter amare nessuno e avere un passa...