Qualcuno pensava che, con l’abbandono di Bryan Singer, la saga degli X-Men sarebbe crollata miseramente. Io ero tra questi. Per carità, non ero così entusiasta del lavoro svolto dal regista de I soliti sospetti. Il primo episodio era stato molto efficace per porre le basi della storia, ma si aveva l’impressione che fosse solo un’introduzione alle vicende seguenti. Avuta mano libera nel secondo episodio, Singer aveva fatto vedere cose notevoli, ma anche altre meno convincenti (soprattutto i troppi finali).
Quando il regista ha deciso di rifondare il mito di Superman, la serie sembrava maledetta, considerando l’ingaggio (e poi la rinuncia) di Matthew Vaughn, per arrivare finalmente a Brett Ratner, nome francamente poco eccitante.
Quando il regista ha deciso di rifondare il mito di Superman, la serie sembrava maledetta, considerando l’ingaggio (e poi la rinuncia) di Matthew Vaughn, per arrivare finalmente a Brett Ratner, nome francamente poco eccitante.
Bene, fa piacere ogni tanto sbagliarsi, perché X-Men 3 è un signor film e chiude la trilogia in maniera notevole. L’inizio, in realtà, non è dei migliori. Troppi flashback e passaggi temporal...
Jean Grey, creduta morta, ritorna più potente che mai, mentre il governo annuncia una cura per i mutanti. Nonostante una travagliata vicenda produttiva, Brett Ratner se la cava bene e ci consegna forse il miglior episodio della serie…
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