È davvero davvero raro che un lungometraggio animato europeo che adatta un racconto classico dei primi del novecento trovi la maniera di conciliare la fedeltà alla fonte, mostrando di aver compreso quale sia il segreto dell’immortalità di quella storia, e le esigenze narrative del cinema contemporaneo, mostrando di conoscere così bene i meccanismi della messa in scena da saper tradurre quel segreto in audiovisivo. Zanna Bianca, per ampi tratti, ci riesce. E come se volesse contraddire quelle che è una delle vulgate più note del cinema, riesce a farlo con la voce fuori campo.

Nonostante gran parte del film si trovi a usare la voce narrante di Toni Servillo (per l’edizione italiana) per raccontare quel che l’animazione tradizionale o il cinema con animali tradizionale, hanno raccontato per decenni senza narratore, lo stesso questa non è pedante o smielata, non raddoppia mai quel che già vediamo né lo sostituisce, né un complemento impeccabile. Addirittura il film peggiora quando ...