Quando Il Buco inizia e una panoramica mostra uno sfasciacarrozze e un uomo che sta lavorando sul motore di una Citroen 2CV il film è partito da soli 7 secondi e già è tutto chiaro. È quella chiarezza nell’impostare i film fin dagli attacchi che caratterizzava le sceneggiature di Billy Wilder, e che si ritrova in questo che nemmeno è un momento del film, ma solo un prologo in cui l’attore Jean Keraudy (nome d’arte di Roland Barbat anche detto “il re delle evasioni”) pulendosi le mani dal grasso spiega al pubblico che quella che sta per vedere è la vera storia di ciò che capitò a lui nel 1947 nella prigione di La Santé.

Sembra di stare in quegli sfasciacarrozze in cui si vanno a cercare informazioni, in cui si recuperano armi o che vengono usati come luoghi di scambio, uno sfascio che nasconde altro e che in questo caso è il posto in cui veniamo a sapere (come se fosse un’informazione clandestina) che il film è vero e che quell’attore non è un attore, sineddoche che ci introduce alla di...