Shining usciva in Italia 40 anni fa e, come noto, Stephen King non ha mai amato la riduzione realizzata da Stanley Kubrick. Non l’ha mai amata perché il film cambiava molto del racconto, trasformava, tagliava e reinventava anche il finale. Ne sfruttava gli elementi al centro, cioè lo spunto, l’idea e l’intreccio ma cambiava i personaggi e sceglieva arbitrariamente chi approfondire. In buona sostanza Kubrick ne ha fatto una storia sua in cui il bilanciamento tra ciò che è chiaro e ciò che non lo è, tra la mitologia e il mistero, è completamente diverso. Il male non ha le radici, non ha le ragioni, né le spinte che ha in King e risponde a tutt’altra visione del mondo. Questo è noto. Quello che è meno raccontata è invece la campana di Stanley Kubrick, come mai avesse amato quel libro ma non così tanto da non cambiarlo, cosa trovava non funzionasse in un film (ma anche sulla carta) e perché cambiarlo.