C’è qualcosa di veramente grande dentro a Sound of Metal. È una coerenza interna tra quello che si vede, i temi affrontati, e l’esperienza che viene proposta allo spettatore. Tutto è fortissimo, e allo stesso tempo sottile. Si percepisce a distanza di tempo, come un profumo che rimane impresso nella memoria.

Seguiamo Ruben Stone, un batterista nomade. Un vinto della vita, che intuiamo essere fuggito dalle dipendenze che lo stavano trascinando a fondo. Lo vediamo dal corpo di Riz Ahmed, un fascio di muscoli senza un filo di grasso, i tatuaggi a raccontare una vita giovane, ma già complessa. Ruben si è salvato dalla droga per salvare la sua ragazza, Lou. I due ora vivono alla giornata, scappano da un qualcosa che non sanno nemmeno loro cosa sia. Suonano nei locali sporchi, vivono in una stretta roulotte che li rimbalza da un concerto all’altro. Nel mezzo di un’esibizione Ruben perde all’improvviso il suo udito. Da un giorno all’altro si ritrova quasi completamente sordo, a doversi ricost...