Per Breaking Bad era una casa devastata e l’enorme scritta “Heisenberg“, per Better Call Saul è un malinconico bianco e nero e una capigliatura ormai stempiata. Ancora una volta Vince Gilligan tiene con mano ferma le redini della storia, e la racconta a modo suo, partendo da un flashforward che stavolta sembra avere un sapore diverso. Nella serie madre infatti rappresentava l’ignoto, l’irrazionale, eppure l’inevitabile, e tutto si tramutava in una folle corsa verso il collegamento con quel finale che già conoscevamo in parte. In questo spin-off, invece, il bianco e nero del prologo, in cui vediamo Saul (Bob Odenkirk) sprofondato in un ruolo che non gli appartiene, è la pietra definitiva su ciò che è stato e che non potrà più tornare. C’è nostalgia, tristezza, forse rimpianto in quest’uomo che si guarda attorno ad ogni passo, timoroso di essere scoperto, e che poi torna a casa costringendosi a riascoltare quegli improbabili spot pubblicita...