Venerdì, la serie thriller fantascientifica Altered Carbon è approdata su Netflix. Nel ruolo principale ritroviamo l’attore svedese Joel Kinnaman (The KillingSuicide Squad) nei panni di Takeshi Kovacs, un soldato d’elite che viene riportato in vita dopo aver passato 250 anni in una cella criogenica. L’uomo si risveglia in un nuovo corpo, con il compito di risolvere l’omicidio di un facoltoso uomo d’affari (interpretato da James Purefoy). La serie attinge a piene mani dai vecchi e nuovi classici della fantascienza (Blade RunnerBlack MirrorMatrix) e ha già suscitato alcune controversie che la showrunner Laeta Kalogridis ha affrontato nel corso di un’intervista a Entertainment Weekly.

Kalogridis ha descritto la serie come una sorta di “Chinatown in un mondo dove la coscienza umana è digitalizzata”, sottolineando come la lunga gestazione del progetto sia imputabile alla difficoltà della materia narrata e, ovviamente, agli alti costi di produzione. Al centro della storia, rimarca la produttrice, ci sono tematiche legate alla nostra epoca in cui l’identità si costruisce sempre più spesso attraverso i social media.

Come già detto, la serie è stata al centro di qualche polemica a causa della scelta di mostrare il protagonista d’origine giapponese, Takeshi, “reincarnato” nella forma di un uomo di etnia caucasica (cosa che già avviene nel romanzo d’origine). La produttrice si è difesa con grande semplicità dalle accuse, ricordando come non sia avvenuta alcuna appropriazione culturale nella trasposizione televisiva. “Facciamo avanti e indietro tra il Kovacs del presente e quello del passato. Un episodio è interamente incentrato su Will Yun Lee, che interpreta Kovacs durante gli anni da mercenario”.

Kalogridis ha poi elogiato Kinnaman per la sua “fenomenale presenza scenica”, e respinto le ulteriori accuse mosse alla serie, colpevole secondo alcuni di enfatizzare le scene di violenza contro le donne, rispondendo che la brutalità è, in Altered Carbon, assolutamente paritaria e che, in effetti, le cose peggiori accadono proprio al personaggio di Kovacs. “Non c’è nulla di peggiore di quello che facciamo al corpo maschile,” ha ribadito Kalogridis. “Questa serie è incentrata sulla mercificazione del corpo; è un esperimento spietato di ciò che avverrebbe qualora tentassimo di separare la mente dal corpo, di cosa accadrebbe se la carne venisse denigrata da entrambi i generi sessuali. Abbiamo donne forti, combattenti: Ortega (Martha Higareda), per esempio, non è una vittima. Reileen (Dichen Lachman) non è una vittima.”

La showrunner ha infine ricordato le maggiori ispiratrici della sua opera: Margaret AtwoodUrsula K Le Guin, autrici che si sono addentrate in un territorio letterario considerato appannaggio degli uomini. “Da quando avevo 19 anni, ho sempre tenuto una frase di Margaret Atwood sul mio computer: “Questo soprattutto, rifiutarsi di essere una vittima”.”

Cosa ne pensate? Avete già iniziato Altered Carbon? Fatecelo sapere nei commenti!

Fonte: Entertainment Weekly

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