Uno degli eventi più attesi dell’area Movie di Lucca Comics & Games 2017 è stato l’incontro con il cast di Star Trek: Discovery, attesissima nuova serie in onda su CBS All Access negli Stati Uniti e su Netflix in Italia. I protagonisti Sonequa Martin-Green, Jason Isaacs e Shazad Latif e il produttore, sceneggiatore e co-showrunner Aaron Harberts hanno incontrato la stampa e i numerosissimi fan della saga che l’anno scorso ha compiuto 50 anni.

Il primo appuntamento della giornata, per loro, è stato il press-café al quale abbiamo partecipato anche noi e che vi riportiamo di seguito integralmente:

Che tipo di aspettative avete riguardo ai fan che troverete a Lucca Comics & Games? Star Trek è un franchise vastissimo con serie tv, film eccetera. Ci sono fan in tutto il mondo, cosa vi aspettate qui a Lucca, con i fan italiani?

Martin-Green – Adoro l’italia, è la prima volta per me e so già che vorrei vivere qui! Certamente speriamo che il pubblico italiano ami la serie, speriamo che si uniscano a noi.
Isaacs – Sin dall’inizio, il messaggio di Star Trek è stato che non ci sono barriere, differenze, che non fa differenza di che razza, specie o orientamento sessuale sei… Quindi spero che i fan si ritrovino in questo messaggio, e spero che la serie piaccia a tutti, anche agli italiani.
Latif – È meraviglioso incontrare i cosplayer! Ieri ho avuto modo di girare per Lucca incontrando i fan, è una esperienza molto bella vedere come sono tutti uniti con un’unica passione. È il posto giusto per mettersi in contatto con loro.
Harberts – Il punto di Star Trek è sempre stato mettere insieme l’umanità. È una serie sulla scoperta, sull’esplorazione, e penso che il fatto che sia un franchise che trascende i paesi e le nazionalità sia una cosa molto affascinante.

L’universo di star trek è stato codificato in 50 anni. Che tipo di preparazione avete affrontato sia produttivamente che artisticamente per affrontare questo percorso, entrando in questo universo?
Isaacs: Ci sono state migliaia di ore di Star Trek in televisione. Ambientarlo 10 anni prima di qualsiasi cosa conoscessimo ci ha dato tantissima libertà in questo senso, abbiamo avuto carta bianca. Dobbiamo solo finire la serie quando inizia la storyline principale. Mi hanno dato un manuale della Federazione (700 pagine, un plico gigante!) da studiare nel mio camerino, ma ho detto che non volevo leggerlo. So che altri hanno studiato, io amavo Star Trek da adolescente, Kirk e Spock erano i miei eroi ma non volevo rovinare questo ricordo e non volevo farmi ‘contaminare’, non volevo affrontare il confronto.
Martin-Green – C’è tantissimo materiale, mi sono promessa di studiare tutto, ma non sono riuscita molto prima di iniziare a lavorare sulla mia storia e il mio personaggio perché c’è davvero tantissimo materiale nel canone. Mi piacciono molto la serie originale ed Enterprise, per via della presenza importante dei vulcaniani. Ho trovato buona parte di quello che mi serviva di queste due serie. Nella settimana delle prove, poi, mi hanno dato lo schema dell’astronave e tutto quanto… ho fatto il possibile insomma!
Latif – Ho guardato the next generation, un po’ della serie classica, ma siccome stiamo creando nuove storie originali alla fine la cosa migliore è stato rimanere vuoto. Devo dire che ho amato in particolare Patrick Stewart.
Harberts – Dal punto di vista dello scrivere la serie, se ci si concentra sulle quasi 800 ore di materiale uscito prima di noi si rischia di essere schiacciati, perchè intimidisce. La cosa importante per noi è che sono personaggi tutti nuovi, ma io amo lo spirito di Star Trek, l’idealismo, la speranza, l’ottimismo, e sono tutti elementi che devono rimanere intatti. Inoltre analizzare tematiche attuali e applicarle alla serie è stato molto importante. Abbiamo studiato tantissimo, ma ci siamo dovuti fermare a un certo punto per creare qualcosa di nuovo per il pubblico.

Vi rendete conto che ora siete legati indissolubilmente alla serie e al fandom?
Isaacs – Beh abbiamo appena finito di girare, dieci giorni fa, fammi la stessa domanda tra dieci anni e ti risponderò!
Martin-Green – Al momento l’esperienza è quella di presentare questo progetto ai fan e alla stampa, quindi siamo consapevoli, siamo molto felici… ma vedremo le ripercussioni nei prossimi anni!
Latif – Sono d’accordo con gli altri, ci vuole un po’ ovviamente per capire quello di cui siamo parte, lo vedremo nel tempo…
Harberts – Sono solo lo sceneggiatore, io mi nascondo dietro il computer! Ci sono molti altri sceneggiatori con me, abbiamo un grande team creativo di autori molto in gamba. È affascinante vedere la gente vivere così pienamente la serie, sapere che i personaggi che scrivo sono rappresentati da questo cast mi colpisce moltissimo.
Isaacs – Ho partecipato a molti franchise, ho visto molti attori diventare famosi in tempo breve, mi sono reso conto che quello che salva dal perdere la testa sono i rapporti tra noi, è stare uniti. Sonequa ci tiene tutti uniti, è al centro della nostra squadra, con lei ci sentiamo tutti uguali, ceniamo assieme… è così che si crea un legame molto solido e questo penso sia molto importante. Sonequa ha creato rapporti molto ‘normali’ tra noi e questo è importante.

Le aspettative erano che la serie fosse d’azione, invece come piacevole sorpresa è stato dato molto spazio ai dialoghi e ai personaggi. I Klingon chiacchierano molto, c’è una sorta di grammatica che seguono per parlare?
Isaacs – Sì [ride].
Harberts – Sono importantissimi per la nostra storia, perché è incentrata sulla guerra e volevamo che si capissero entrambi i fronti, e volevamo farlo correttamente. Per farlo così dovevamo capire la loro cultura, dovevamo capirli. Ecco perché ‘parlano molto’. Ovviamente sono protettivi nei confronti della loro cultura, e sono a un punto della loro storia in cui non vogliono perdere la loro cultura e temono l’integrazione. Non avremmo potuto raccontarla se non l’avessimo fatta parlando in Klingon, un linguaggio che conoscono tante persone nel mondo. Avevamo degli esperti che ci hanno aiutato tantissimo. C’è una differenza tra script e messa in onda, durante il montaggio ci è capitato di cambiare le battute, o la trama, e così richiamavamo i traduttori affinché la traduzione fosse perfetta. Volevamo essere sicuri di farlo correttamente, gli attori che interpretano i Klingon sono bravissimi e prendono la cosa con grande attenzione. Ecco perché alla fine i Klingon si “separavano” dal resto del cast, isolandosi e interagendo tra loro, e durante le riprese del pilot i due gruppi di attori non si incrociavano mai…

Sono curiosa di sapere se avete attinto a qualche personaggio shakespeariano nel lavoro per i vostri personaggi
Shazad – Ho studiato in una scuola molto classica, in questo caso specifico il mio personaggio non c’entrava molto con personaggi shakesperiani, anche se le storie shakespeariane influenzano sempre le storie moderne…
Isaacs – Assolutamente sì. Ancora oggi attingo da personaggi shakesperiani, che siano citazioni o parafrasi… Enrico V, Iago, Riccardo III, Coriolano… personaggi che conosco bene. Cercavo dei paralleli nello script. Sin dalla serie originale, il personaggio di Shatner è molto shakespeariano, è importante dare rilievo epico ad alcuni dei discorsi, e a noi serviva materiale ‘sopra le righe’: non è una sitcom, parliamo del futuro dell’universo dopotutto.
Martin-Green – Ho avuto l’onore di studiarlo a scuola, ho interpretato Mercutio e mio marito è un grande fan di Shakespeare ed è molto più bravo di me. Shakespeare fa parte di me e di tutti noi.

Cosa vi piace e cosa non vi piace del personaggio che interpretate?
Isaacs – Non c’è qualcosa che mi piace o non mi piace, tutti i personaggi realistici pensano di fare la cosa giusta… È una questione di linguaggio, nessuno dei personaggi che giudichiamo ‘cattivi’ si considera cattivo.
Shazad – Non riesco a dare un giudizio, sono d’accordo con Jason, mi piace molto il mio personaggio e cerco di non giudicare le sue azioni.
Martin-Green: Io adoro entrare completamente nel mio personaggio, mi sento Michael Burnham… Ci sono cose che amiamo e che non amiamo di noi stessi, cose che vorremmo cambiare. Non si può giudicare troppo se stessi in una storia, mi piace il fatto che Michael abbia dei principi ma so anche che ha delle debolezze su cui deve lavorare.
Isaacs – Penso che il nostro show rifletta quanto il nostro tempo sia complicato, e il nostro pubblico che ora è molto più sofisticato, abituato alla complessità. I nostri personaggi sono come noi: fanno cose di cui si pentono, sono personaggi magari impetuosi, egoisti, infantili, ma sono contraddizioni che rendono bella la storia: abbiamo una serie, abbiamo tempo per portare alla luce tutto questo, ed è una cosa nuovissima per star trek, non abbiamo mai avuto personaggi di questo tipo.

Si parla sempre di mancanza di ruoli importanti femminili. Hai interpretato personaggi iconici in twd e qui. Che legami vedi tra Sasha e Michael Burnham?
Martin-Green: Mi sento onorata di aver avuto queste opportunità: sono personaggi femminili forti, due campionesse, e adoro in entrambi i casi il fatto che siano potenti e vulnerabili, lo apprezzo molto. Penso che la somiglianza maggiore tra loro sia il fatto che io come Sasha ero molto dogmatica nei miei principi, e qualcosa di simile capita a Michael, anche se sono personaggi diversissimi hanno entrambe principi solidissimi. Molto va attribuito anche agli sceneggiatori comunque…
Isaacs – Inoltre somigliano entrambe a Sonequa!

Il fandom di Star Trek è difficile da accontentare. Come influenza il vostro lavoro il fatto che ogni dettaglio verrà analizzato e criticato dai fan?
Shazad – Bisogna solo sperare che gli piaccia! Si può rispettare il più possibile i desideri dei fan, ma se si esagera facendo ciò che si “pensa” vogliano loro, si rischia di tradire il personaggio.
Isaacs – Tutti i nostri personaggi sono nuovi, quindi il confronto è difficile da fare, per fortuna. Nel momento in cui recito mi preoccupo poco di quello che pensano fan, regista, sceneggiatore… cerco di fare questa cosa sempre, sia quando provo che quando recito. La cosa importante è che io faccia bene il mio lavoro e tutti noi diamo il massimo. Quando ci sono dei Klingon che mi sparano non mi preoccupo molto di chi ha un computer…
Harberts – Mio padre ha un detto: “Se cerchi di innalzarti al loro plauso cadrai di fronte alle loro critiche”. Oggi come oggi le critiche sono immediate, furiose e veloce. Apprezzo i fan, tantissimo, ma se passassimo il tempo cercando di piacere a loro… Ho un post-it “Scrivi per la gioia che dà al tuo spirito, non per il pubblico”… Non amo molto i social media, e lo stesso capita con i nostri sceneggiatori, il nostro obiettivo è avere cura della nostra storia, vogliamo esplorare l’umanità e tenere la testa abbassata. Quello che apprezziamo è la passione, anche se sappiamo che non possiamo accontentare tutti.
Martin-Green – Penso che la libertà ti dia la autenticità, e penso che la gente abbia bisogno proprio di autenticità nelle storie che vengono raccontate. La nostra speranza è che queste storie risuonino nel pubblico e producano un cambiamento, per fare così bisogna sperimentare. L’essere un gruppo molto unito ci permette di affrontare questa cosa.

C’è uno spin-off di Star Trek Discovery che ti piacerebbe vedere?
Isaacs – Già uno spin-off?!
Harberts – Non abbiamo ancora finito la prima stagione! L’universo di Star Trek è gigante e potremmo raccontare di tutto. Quello che amo di ogni personaggio è che ognuno potrebbe avere una storia tutta sua. Io sono molto curioso dei Klingon.
Isaacs: Non voglio essere in quello spin-off.
Harberts – Anche i prequel mi intrigano, la gioventù di Lorca, la storia di Michael su Vulcano… ma dobbiamo ancora finire la prima stagione! Spero ci sia un’opportunità per riempire questo universo.

Trovate tutte le notizie e le recensioni della serie nella nostra scheda.

 

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