“Tutto quello che siete è solo una minima parte di quello che potreste diventare”, così Giorgio Locatelli, svelando cosa si nasconde nella Mystery Box, apre la decima puntata di Masterchef in una cucina che, per i sette concorrenti rimasti in gioco, è sempre più spaziosa.  Sotto la scatola misteriosa c’è un bel minestrone brodoso e profondamente triste, che però, proprio come i nostri aspiranti cuochi, può diventare, se adeguatamente curato, qualcosa di molto più interessante, e ce lo dimostra proprio chef Locatelli, indossando per la prima volta la casacca e iniziando a cucinare quello che corrisponde alla sua idea di minestrone gourmet. È un vero piacere vederlo all’opera mentre, dopo avere messo subito delle patate a cuocere al forno al vapore, inizia a tagliare con maestria tutte le verdure della sua ricetta, porro, finocchio, sedano, zucchine, broccoli, taccole, cavolfiori,  per tirare fuori, come da un cilindro magico, un invitante piatto che esprima al meglio le qualità dei vegetali che lo compongono.

Dopo avere seguito le mosse del maestro, tocca ora agli sfidanti cucinare un minestrone che sia scomposto, creativo e di alta cucina.  Sembra che stavolta la prova metta tutti a proprio agio. Il minestrone per Locatelli è un piatto del ricordo, un comfort food che ogni famiglia prepara secondo propria tradizione e infatti, dietro ai banchi di lavoro, i cuochi amatoriali procedono sicuri, a parte qualche incertezza che viene però prontamente corretta dai giudici che seguono con attenzione i passaggi delle loro preparazioni. Bruno Barbieri riprende Guido che pensa di usare il peperone senza considerare quanto sia coprente il suo gusto, ma un attimo dopo riprende anche Loretta che continua a toccarsi i capelli mentre cucina.

Giuseppe avrebbe l’infelice idea di usare il rosmarino, noto ingrediente killer, ma viene anche lui fermato in tempo. Al termine della prova il suo piatto risulta tra i migliori e questo fatto scatena l’ilarità di Gilberto che, senza ritegno, ride alle spalle del compagno. Joe Bastianich perde la pazienza e gli dà una lezione che questo arrogante ragazzetto ricorderà per molto tempo “Devi avere rispetto” dice “delle altre persone che cucinano, stai zitto, ti comporti come un bambino nel giardino di tua mamma. Mancare di rispetto a Giuseppe vuol dire mancare di rispetto anche a noi giudici, le tue azioni parlano di più delle tue intenzioni”. Bastianich ci è andato giù pesante, ma nonostante il pessimo carattere, Gilberto ha lavorato bene e il suo piatto entra di diritto, insieme a quello di Valeria, tra i tre migliori di questa prima manche.

Tuttavia alla faccia sua, Giuseppe vince la prova ed è pronto, e più carico che mai, ad affrontare l’Invention Test che stavolta ha per protagonista un ospite d’eccezione, il celeberrimo chef inglese Marco Pierre White, una leggenda vivente della cucina internazionale. Il profeta del gastro-punk e icona della gastronomia mondiale non è solo un cuoco, ma anche un maestro di vita. “Se avete un sogno, avete anche la responsabilità con voi stessi di realizzarlo e, senza commettere errori, non scoprirete mai la perfezione” dice agli aspiranti chef che pendono, emozionatissimi, dalle sue labbra. Come si può intuire, il tema dell’Invention Test consiste nel riprodurre alla perfezione, o almeno provarci, uno dei piatti che hanno fatto la storia della cucina di Pierre White. Tocca proprio Giuseppe, che approfitterà anche dei consigli e suggerimenti del maestro, scegliere il piatto da cucinare, e tra insidiosi ravioli di astice con salmone ed un stufato di pesce con salsa vino rosso, opta per la terza cloches da cui esce, profumatissimo, un filetto mignon di vitello con purè di prezzemolo, carote, finferli e cipolline.

Lo Chef passa tra i banchi e si dimostra severo, ma disponibile ad aiutare i cuochi al lavoro. Fa assaggiare la salsa di prezzemolo a Valeria, dice a Gloria di cercare di essere più sicura e poi aiuta Loretta, perché la vede veramente messa male. Le taglia la carne, le butta cipolle in acqua ma Locatelli gli chiede di non cucinare per lei. Ma l’istinto è più forte e dopo avere dispensato preziosissimi consigli a Giuseppe, Pierre White gli strizza il prezzemolo con cui può così fare una salsa perfetta. Giuseppe gli piace, e gli piace anche Valeria perché entrambi cucinano col cuore.  Al momento dell’assaggio è proprio lo chef britannico ad valutare la riproduzione della sua ricetta e mostra entusiasmo per i piatti di Giuseppe, per lui addirittura migliore di ciò che ha mangiato la settimana precedente in un ristorante stellato, ed anche per la salsa deliziosa di Valeria, la carne perfettamente cotta di Gilberto e Gloria, ma quello che conquista il suo palato è, con nostra somma sorpresa, il filet mignon di Alessandro, definito addirittura perfetto.

Pollice verso per Guido e niente assaggio per il piatto di Loretta, ritenuto pessimo solo allo sguardo. “Perché sei qui? Si vede che non ti viene naturale cucinare” chiede il grande chef alla cuoca architetto e questa domanda, a dire il vero, ce la facciamo anche noi fin dalla prima puntata. Lei crolla, e tra le lacrime confessa “Mi piace cucinare, ma non ho la preparazione adeguata”. Per lei Masterchef finisce qui, Guido è salvo, Loretta deve togliersi il grembiule e Gilberto piange perché perde l’unica persona della Masterclass che lo ha finora sopportato.  Bando alle lacrime e si passa alla terza prova, sicuramente la più dura della serata. Nessuna esterna, ma a giudicare i piatti dei sei concorrenti arrivano ben quindici critici gastronomici, i più competenti e temuti d’Italia, tra cui spiccano i nomi di Enzo Vizzari, Davide Paolini, Fiammetta Fadda, Paolo Massobrio, Andrea Griffagnini, Eleonora Cozzella e Lorenzo Sandano.

La prova si affronta a coppie, formate direttamente da Alessandro che mette insieme Giuseppe e Guido, Gilberto e Gloria, e tiene per sé Valeria. Nel ristorante di Masterchef, allestito per questo evento eccezionale che vede tutti questi grandi nomi della critica gastronomica italiana seduti insieme contemporaneamente, le tre coppie devono cucinare un piatto a loro scelta che colpisca e convinca palati abituati a frequentare ristoranti stellati di tutto il mondo. Locatelli dichiara che non augurerebbe a nessuno un test di questo tipo, ma è il momento che le tre mini brigate si mettano ai fornelli. Gloria e Gilberto preparano un petto d’anatra con carota affumicata e schiacciata di patate, niente di originale, esattamente come la sella di capriolo con riduzione di frutti rossi e porcini proposta dalla litigiosissima coppia composta da Guido e Giuseppe. Alla fine viene premiato il raviolo dolce di Valeria e Alessandro, una ricetta azzardata ed innovativa che colpisce nel segno per il perfetto equilibrio di consistenza, sfumature e gusto.

Il Pressure Test si gioca quindi a quattro, mentre l’invidioso Gilberto commenta che il raviolo non è altro che pasta tirata e ripieno. Nella cucina di Masterchef sono comparsi dei divisori  oltre i quali le due coppie in gara, che non vengono ancora separate, devono lavorare, divise, agli stessi piatti, che devono risultare il più possibile uno uguale all’altro. Vince la coppia che riesce a cucinare, seppure a distanza, in maniera identica.

I giudici scelgono gli ingredienti, la coppia decide il piatto. Mentre Gloria e Gilberto sono alle prese con razza, broccolo e cipolle, Guido e Giuseppe si devono cimentare con anguilla, radicchio, pecorino e polenta. Le razze fritte di Gloria e Gilberto con maionese al coriandolo, pur avendo dimensioni diverse, hanno lo stesso sapore e quindi i due corrono a raggiungere gli altri compagni in balconata.  La sfida finale vede Guido e Giuseppe contendersi la possibilità di arrivare alla fine del talent show e magari conquistare il prezioso titolo di ottavo Masterchef d’Italia. I giudici scoprono un lungo bancone su cui campeggiano venti ingredienti diversi, i due sfidanti hanno dieci mosse ciascuno per aggiungere o togliere ingredienti, è una spesa a quattro mani in cui è fondamentale dosare astuzia e strategia.

Rimangono sul tavolo uova, cavolo nero, lime, salvia, pancetta, patate e controfiletto di manzo. Trenta minuti è il tempo a disposizione per cucinare, ma le patate richiedono tempo per cuocere e il cavolo nero non è facile da trattare in tempi così stretti. Arriviamo all’ultimo assaggio della serata, quello che non ha nessuna possibilità di appello. Guido presenta un bis di cotto e crudo di manzo con maionese e salsa di cavolo nero mentre Giuseppe propone il controfiletto scottato con maionese al lime, cavolo nero saltato con pancetta ma purtroppo le patate cotte male decretano la sua condanna. Giuseppe si toglie il grembiule ma non è sconfitto, l’avventura per lui termina qui, ma adesso ha le idee chiare e sa che la cucina è la sua strada. A noi rimangono Guido, Gilberto, Gloria, Alessandro e Valeria. E tanta perplessità su chi meriti, quest’anno, la vittoria.