Sono stati annunciati ieri i dati trimestrali di Paramount Global, e in essi erano contenuti anche i dati di crescita di Paramount+, la piattaforma streaming che vuole competere con altri giganti come Netflix, HBO Max (che tra un anno si fonderà con Discovery+), Disney+, Prime Video etc. Per farlo, sta portando avanti un lancio internazionale che a settembre toccherà anche l’Italia. Nel frattempo, nel secondo trimestre la piattaforma ha toccato i 43 milioni di abbonati globali, con una crescita di 4.9 milioni di abbonati (inclusi gli 1.2 milioni di abbonati russi in meno) e un’impennata del 120% nei ricavi.

Per fare un confronto con altre piattaforme, Netflix ha perso quasi un milione di abbonati nel secondo trimestre, mentre Peacock (piattaforma di NBCUniversal) è rimasta invariata. Molta enfasi è stata messa nel successo dei contenuti proposti da Paramount+ in questi ultimi mesi, da Halo a 1883 a Star Trek: Strange New Worlds, a film che dopo aver incassato molto bene al box-office hanno performato altrettanto bene online: Sonic 2, Jackass Forever, The Lost City. E non dimentichiamo che – quando avrà finito di dominare il box-office – è in arrivo Top Gun: Maverick.

In realtà, però, il futuro è meno roseo di quanto possa sembrare. Innanzitutto, in numerosi mercati la piattaforma viene inclusa in un “bundle forzato” con altre realtà: in Italia, Germania e Austria per esempio, verrà inclusa nell’abbonamento Sky (sarà anche possibile abbonarsi ex novo sul sito), come già avvenuto per esempio in Corea del Sud e come avverrà con Canal+ in Francia. Nei dati trimestrali Paramount Global ha evidenziato su quest’anno perdite da 1.8 miliardi di dollari da attribuirsi allo streaming. Nella prima metà dell’anno sono stati persi 901 milioni di dollari, e così accadrà anche nella seconda metà. Non si è parlato di raggiungere il breakeven o la redditività entro la fine del 2023, cosa che ha fatto crollare del 4% il titolo in borsa (per poi recuperare alla fine). Tra le criticità, il mercato pubblicitario in sofferenza a causa della crisi e il progressivo “cord-cutting” negli USA da parte degli abbonati a canali via cavo come Showtime (molti dei quali, però, si convertono poi a Paramount+).

Fonte: TheWrap

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