Non poteva mancare Gomorra – La serie al Series Day organizzato da Sky Atlantic e BetterNow. Per la serie erano presenti gli sceneggiatori Leonardo Fasoli e Maddalena Ravagli e l’interprete di Scianel Cristina Donadio.

Leonardo Fasoli sulla scrittura della prima stagione e l’impostazione originale della storia:

Nella prima stagione la gestazione del progetto è stata complessa, dal libro alle sceneggiature. Il primo passaggio è stato individuare che l’universo raccontato era famigliare, e aveva tre regni. Quello del padre, che doveva essere ereditato dal figlio, ma che poi passava alla madre e infine al figlio. Sapevamo fin dall’inizio che Donna Imma sarebbe stata fondamentale, sia perché prendeva il ruolo del padre, sia perché si sostituiva al figlio. E siamo rimasti fedeli a questa storia. La presenza di Donna Imma faceva da ponte tra i due personaggi, era lei che si rendeva conto che il figlio non era in grado di sostituire il padre.

Ecco cosa ha dichiarato Maddalena Ravagli:

Le figure femminili delle realtà della criminalità organizzata, tradizionalmente, sono escluse dalle attività criminali, ma trasmettono ai figli quei valori e li fanno osservare. Studiando atti e storie vere, ci siamo resi conto di un fenomeno bizzarro. I valori della camorra vengono a volte citati dai capi, uomini, quando sono a loro favore e a volte traditi quando è più conveniente. Chi più chi meno ha una coscienza di come questi valori siano meno assoluti, mentre i personaggi femminili che sono cresciuti dopo la prima grande ondata di collaboratori di giustizia li hanno presi molto più sul serio, più sentiti. Forse perché sentivano che era la loro opportunità. Donna Imma ha questa caratteristica nella prima stagione.

Cristina Donadio sul ruolo di Scianel e sul rapporto tra il personaggio e Patrizia:

Ho subito pensato che fosse un regalo avere un personaggio come Scianel. Nella terza stagione, quest’anno di carcere che si fa forse la destabilizza. Il suo obiettivo è il potere, anche economico, ma cade nella trappola di Genny e Patrizia. Ma lei ha sempre un certo trasporto con Patrizia, come amica e come qualcosa in più.

Ma si parlato anche della costruzione del personaggio, a partire dagli accessori utilizzati per costruirne la figura. Su tutti il borsello, definito da Cristina Donadio “uno dei più brutti accessori mai inventati”, ma che in questo caso serviva al personaggio per apparire come un uomo tra gli uomini. Si è anche parlato di una scena forse cult, in cui Scianel, da sola, canta una canzone con un dildo utilizzato come microfono. Si tratta di un momento non previsto originariamente in sceneggiatura, ma nato da una conversazione tra la regista Francesca Comencini e la stessa attrice.

La risposta di Maddalena Ravagli sull’eventuale effetto emulazione che la serie, secondo alcuni, potrebbe ispirare con i suoi atteggiamenti violenti:

Per noi scrivere non è un atto di proposta di un modo buono o cattivo di vivere, è solo il tentativo di raccontare uno spaccato di realtà nel modo più vero possibile. I personaggi prendono le mosse da qualcosa che abbiamo osservato, e la serie racconta alcuni aspetti di un territorio con grosse difficoltà reali. Il racconto della realtà, con il punto di vista dei personaggi che la vivono, aumenta un’immedesimazione positiva o negativa. Positiva nel senso che si può provare un moto di empatia, negativa nel senso che, vedendo una scena da quel punto di vista, ti colpisce ancora di più. È possibile che qualcuno venga condizionato, non posso dirlo, ma io osservo una realtà complessa e racconto una storia. Non è un documentario.

Prescindiamo dall’argomento Gomorra e diciamo che, in quanto scrittore, io decida di scrivere una serie in cui dei personaggi fanno del male perché vogliono fare del male. È giusto impedirmelo? Qual è la libertà nel racconto? Lo scopo di un racconto è dare un esempio morale? Se funzionasse così a specchio sarebbe troppo semplice. Raccontare una storia ti dà la possibilità di raccontare personaggi che diventano veri, e questo è come una ginnastica per il cervello e aiuta a riflettere. E non perché ci viene mostrata una persona che fa tutte le scelte giuste, anzi le realtà più conflittuali aiutano molto di più a riflettere.