Dopo la parentesi autoconclusiva al seguito di Lando, la nuova puntata di Star Wars Rebels torna a occuparsi della trama principale della serie, affrontando di petto stavolta la figura sfuggente di Gall Trayvis, la presunta “Radio Londra” dell’universo di Star Wars impersonata dal sedicente senatore interpretato da Brent Spiner, che incita i contestatori dell’Impero a entrare in azione e a contattarlo.

L’equipaggio del Ghost risponde alla chiamata e organizza una missione mirata a incontrare Trayvis di persona, nella speranza di entrare finalmente in contatto con altri dissidenti che la vedono come loro.

Vision rientra nella categoria dei solidi episodi di raccordo, che forse manca di un climax epocale o di una posta in gioco elevata, ma tocca i temi e le atmosfere giuste e ne approfitta per muovere le fila di tutto ciò che la serie necessita di portare avanti: oltre a mettere Trayvis al centro dei riflettori riporta in scena Zare Leonis, il cadetto che funge da “talpa” per i Ribelli all’interno dell’Accademia Imperiale di Lothal, e sul fronte Imperiale interviene il sempre valido Kallus, coadiuvato dall’urticante ministro Maketh Tua: in breve, un episodio corale con il cast quasi al gran completo

con tanto dei due scagnozzi di basso rango impegnato in uno scontro frontale e in una trama ricca di azione, che è la formula che funziona sempre meglio per Rebels. Fedele a questo spirito, l’episodio si assicura di dare qualcosa da fare a tutti i protagonisti e lavora molto bene sullo spirito di squadra e sulla “complementarietà” dei vari membri, un tema la cui importanza risulterà chiara solo nel finale dell’episodio.

Già, perché oltre a essere un buon episodio corale e a proporre una missione d’azione interessante, Vision of Hope mette in scena anche un piccolo giallo, vale a dire la verità sulle intenzioni del senatore Trayvis. Lo fa seguendo una falsariga simile a quella utilizzata in Droids in Distress, piantando qua e là piccoli ma significativi indizi che nel finale di puntata compongono il quadro finale. Il “colpo di scena”, per la verità, non è poi così epocale: il Senatore Trayvis è in realtà un collaborazionista Imperiale e i suoi messaggi hanno in realtà lo scopo di stanare i potenziali dissidenti al governo Imperiale per poi organizzare degli sfortunati “incidenti” ai loro danni. Sulla vera alleanza di Trayvis i dubbi già aleggiavano (dopotutto era suo il messaggio che aveva condotto i Ribelli nella trappola di Depa Billaba in Rise of the Ancient Masters, come gli spettatori più attenti avevano già notato); è però utile e corretto che il voltafaccia venga preparato con i piccoli e significativi indizi seminati in precedenza, cosa che rende il tradimento finale meno artificioso e più organico a quanto visto fino ad allora.

Se c’è una pecca da imputare alla rivelazione di Trayvis è che smorza un po’ il climax di quello che era un episodio che sembrava voler procedere in crescendo: il faccia a faccia finale si conclude con una lunga chiacchierata, un cazzotto e una fuga non poi troppo difficoltosa, con gli Imperiali che nemmeno insistono più di tanto nell’inseguimento. Da questo punto di vista si poteva forse fare di meglio.

Se nell’apparenza il finale dell’episodio lascia un po’ a desiderare, la “sostanza” è però al posto giusto: il tradimento di Trayvis non ha tanto conseguenze fisiche immediate sul destino dei Ribelli, quanto il danno psicologico di convincere i Ribelli che in realtà sono soli nel loro opporsi all’Impero. Verità dura da accettare e che rimanda alla speranza che le cose possano cambiare il futuro (e qui acquista un senso il titolo dell’episodio), ma che gli spettatori più attenti possono ancora una volta già notare nelle tracce disseminate nell’episodio: dal tradizionale equipaggio del Ghost che continua a combattere quella che sembra una lotta solitaria, al contributo fugace ma significativo di Leonis fino alle vaghe ombre di pentimento finale di Trayvis per il ruolo giocato, la storia ci mostra tutti ribelli che non sono ancora Ribelli con la R maiuscola ma che, per strade e in modi diversi, lo sono in nuce e sono destinati a diventarlo pienamente in futuro. Magari con l’ispirazione dei messaggi “postumi” dei genitori di Ezra.

Un altro piccolo tassello che Vision of Hope mette al suo posto è infatti riprendere il filo del destino della famiglia Bridger, di cui Trayvis sembra confermare la morte. Ancora una volta la verità e le risposte definitive sfuggono, ma è utile e importante che questo elemento sia stato ripreso e non relegato in un angolo e ignorato come era accaduto negli ultimi episodi.

Solido episodio interlocutorio e preparatorio dunque, che forse è anche l’ultimo episodio “regolare” della serie: il trittico che seguirà andrà a costituire il finale di stagione, ed è lecito aspettarsi un crescendo superiore a quelli già sperimentati: già le preview che mostrano un certo Gran Moff Tarkin arrivare su Lothal per prendere il comando della lotta agli insorti lascia credere che ci sarà ben poco da scherzare!