Nel 2008, a cinque anni di distanza dalla serie in animazione tradizionale curata da Genndy Tartakovsky (ne abbiamo parlato qui), la Guerra dei cloni torna a divampare nella galassia. Lo fa con Star Wars: The Clone Wars, progetto curato dalla LucasFilm e sviluppato per cinque stagioni, più una, su Cartoon Network, che già aveva ospitato la serie precedente. Dalle inquietanti note della Marcia Imperiale che facevano capolino nel climax dell’Episodio II, e che presto sarebbero diventate le ceneri della Repubblica, emerge un lungo racconto antologico degli episodi salienti della guerra, che vanno a coprire l’arco temporale fino alla Vendetta dei Sith. Nato e sviluppato prevalentemente come serie per un target più giovane, lo show cresce nel corso degli anni, fino a costruire alcuni archi narrativi decisamente degni di attenzione per ogni fan della saga.

Come detto, la storia si svolge nei tre anni che separano L’Attacco dei Cloni e La Vendetta dei Sith. Il Conte Dooku comanda la frangia dei separatisti che si oppongono alla Repubblica e al suo Senato, mentre le armate dei droidi guidate dal generale Grievous portano la guerra sui sistemi della galassia. Dall’altra parte della barricata, i cavalieri jedi passano da difensori della pace a comandanti. Sono loro a guidare le schiere dei cloni nelle battaglie spaziali e negli scontri sul campo. Anche qui i personaggi sono quelli che abbiamo imparato a conoscere: Yoda, Windu, Obi-Wan Kenobi e ovviamente Anakin Skywalker, rapidamente passato da padawan a jedi, con tanto di apprendista al seguito. Si tratta della giovane e impulsiva Ahsoka, personaggio inedito più importante della serie.

The Clone Wars si presenta come una serie antologica, un insieme di storie raccontate, non necessariamente in ordine cronologico, sotto forma di archi narrativi. Questi potranno essere composti da una a quattro puntate, secondo le esigenze della narrazione e l’importanza della storia. In qualche modo un disegno comune viene fuori, e nel corso delle stagioni emergono dei filoni sviluppati sicuramente portanti rispetto all’intero progetto. Si tratta in particolare di quelle storie che riguardano personaggi inediti, o che comunque – particolare fondamentale – non avranno sviluppi nei film successivi della saga. È su questi, piuttosto che su un Obi-Wan Kenobi, che la serie può permettersi di giocare meglio, di sviluppare percorsi inediti, non dovendo in fondo rendere conto a nessuno se non a se stessa.

È il caso di Ahsoka Tano. L’apprendista di Anakin viene introdotta nel film omonimo del 2008, diretto da Dave Filoni, che si era fatto notare per il proprio lavoro su Avatar: La leggenda di Aang. Nonostante l’uscita cinematografica, si trattava in fondo di un lungo pilot per la serie animata. Non era particolarmente brillante, anzi tra frecciatine ridicole tra maestro e allieva (chiamare il proprio maestro Sky-coso!) e una trama alquanto pretestuosa (salvare il figlio di Jabba) le premesse per lo show non erano le migliori. La serie di Star Wars: The Clone Wars è decisamente migliore del film che la introduce, o quantomeno lo diventa. E, tornando ad Ahsoka, l’evoluzione di questo personaggio nel corso degli anni è il perfetto esempio del cammino percorso dallo show.

Da adolescente antipatica e allergica alle regole (Anakin) abbraccia esperienza dopo esperienza la maturità e il distacco che si addicono a un jedi (Obi-Wan). Rimane qualche dubbio sull’opportunità di fornire proprio ad Anakin un’apprendista, ma il personaggio in sé affronta un ottimo percorso di riscatto, che nella quinta stagione culmina in due dei migliori archi narrativi dell’intera serie. La prima è una storia di guerriglia ambientata su Onderon, in cui vediamo tra gli altri il personaggio di Saw Gerrera, presente anche in Rogue One. La seconda, senza scendere in dettagli, racconta invece gli sviluppi che hanno giustificano la mancanza di Ahsoka nell’Episodio III, e bisogna dire che qui la serie centra perfettamente il bersaglio.

The Clone Wars è anche lo show che riserva una dignità mai nemmeno considerata in favore dell’esercito dei cloni. Questa è una delle intuizioni, se non l’intuizione migliore in assoluto avuta dalla serie. È un’idea buona non solo nelle premesse, ma anche nella sua attuazione. Non era facile dare tridimensionalità a un’infinità di uomini identici, creati con un solo scopo, semplici strumenti narrativi. E invece tra le pieghe della serie corrono le storie di questo gruppo di soldati, con nomi che impareremo a ricordare (uno su tutti, Fives) e con storie tutt’altro che scontate. Ci sono personaggi che disertano, altri che tradiscono, altri che mettono in dubbio la loro natura, altri che si sacrificano. Sono loro la moltitudine, insieme a quella dei jedi, che però hanno sempre un fascino particolare, ad emergere.

Sul fronte dei villain vale la pena citare il ritorno di Asajj Ventress. L’apprendista di Dooku era stata introdotta nella serie del 2003, e la sua era stata un’apparizione fulminante. Il suo scontro finale con Anakin ad oggi è uno dei migliori duelli con la spada laser di sempre. La serie del 2008 la riprende e le dona nuova vita. Anzi, probabilmente è proprio la nuova versione di questo personaggio a generare il maggiore conflitto con la serie in 2D, ed è qui che si spiegherebbe la scelta di rendere canonica solo la seconda (peccato). Il percorso di Ventress nella saga è molto interessante: anche qui, inizia nel più banale e monodimensionale dei modi, e si evolve in qualcosa in più. Tra le altre cose, la storia di Ventress in vari modi va a confluire nell’introduzione del personaggio di Savage Opress e nel ritorno di Darth Maul nella saga. Intorno a questi personaggi grava molto del carico drammatico degli ultimi archi narrativi.

Star Wars: The Clone Wars è una serie in crescita, ma incostante. Alcuni archi narrativi saranno sempre migliori di altri e la sensazione di assistere a dei semplici riempitivi tornerà varie volte. Alcuni ritorni, o apparizioni, saranno graditi, ma non così tanto quanto il fantasma delle minacce e dei conflitti futuri.  Chewbacca, Greedo, Tarkin, Boba Fett potranno farci sorridere nel momento in cui appaiono in scena, ma nulla sostituirà la tensione del conflitto crescente, della tragedia inevitabile all’orizzonte. The Clone Wars vive sempre all’ombra della nostra consapevolezza, del fatto che noi sappiamo cosa accadrà in futuro. A quel punto, siano le percezioni di Anakin che avverte il respiro di Darth Vader nella propria mente oppure le voci di là dalla Forza che guidano i maestri verso l’immortalità, possiamo davvero sentirci coinvolti.

Nel 2013, con l’annuncio dell’acquisizione della LucasFilm, la serie è stata interrotta al termine della quinta stagione. Gli episodi già realizzati, 13 in tutto, sono confluiti in una ideale sesta stagione denominata The Lost Mission, trasmessa da Netflix. In ogni caso, a quel punto l’anima dello show si era già allontanata, pronta a manifestarsi in altri modi, e con il ritorno di personaggi noti, in Star Wars Rebels, l’altra serie animata canonica della saga.