Benché vantasse già un curriculum di tutto rispetto, la fama di David Harbour ha subito una decisiva impennata dopo la sua partecipazione a Stranger Things nei panni del melanconico Jim Hopper. La sua filmografia include infatti titoli come Brokeback MountainRevolutionary RoadSuicide Squad, ma è il ruolo dello sceriffo dal travagliato passato ad averlo consacrato definitivamente. Durante un’intervista per Deadline, l’attore ha esposto le proprie riflessioni sul successo della serie e sul proprio personaggio.

“Abbiamo fatto un film di otto ore. A causa dei colpi di scena, segui i personaggi molto lentamente in questo viaggio. Mi dà molta soddisfazione interpretare qualcuno che non sai da che parte sia schierato. Consenti al pubblico di compiere questo viaggio assieme a te, assieme a Hopper. Sono molto interessato al tema della figura guida che passa dall’essere incapace all’essere capace. Il dramma di non credere davvero nel tuo eroe è, a mio parere, molto più gratificante nel momento in cui i buoni riescono effettivamente a trionfare sul cattivo nel finale. Nel caso di Hopper, c’era bisogno di un risveglio. È ingabbiato in uno schema dove nulla conta davvero e dove lui non può comunque fare la differenza. La chiave della sua evoluzione non sta nel suo viaggio eroico, ma nel fatto che la gente inizi a mentirgli , e lui detesta che la gente gli dica bugie. Questo lo porta a intraprendere un percorso di eroismo. Hopper è semplicemente un tipo che non vuole essere preso in giro. Una volta che succede, deve arrivare fino in fondo alla questione.”

Cosa c’è da aspettarsi dal nostro sceriffo nella seconda stagione della serie Netflix? Harbour è, come gli altri attori impegnati in Stranger Things, tenuto al massimo silenzio, ma ha dato qualche indizio.

“Penso che il sospiro di sollievo che Jim prende quando salva il bambino alla fine della prima stagione sia il primo dopo molto tempo, per lui. Respira di nuovo, quando Will si risveglia. Credo che il suo viaggio debba essere diverso nella stagione 2. E lo è. Hai l’occasione di andare sempre più in profondità col procedere della stagione, e scoprire di cosa sono fatti i personaggi. Iniziamo con un uomo, nella seconda stagione, che ha affrontato un viaggio eroico. Ha avuto questa sorta di risveglio, è un eroe, e iniziamo a confrontarci con le illusioni che questo può comportare, e il fatto che una vita di fantasia possa rivelarsi pericolosa. Cosa significa, per lui, andare avanti? Inizieremo a vederne le insidie nel corso della stagione. Ciò che amo di Hopper è il fatto che non sia un cartoon. Si avvicina molto alla vita reale.”

Ma Harbour aveva idea del successo che la serie avrebbe riscosso, mentre era impegnato nelle riprese? A sentir lui, sembrerebbe proprio di no.

“Non sapevamo cosa stavamo creando. Non sapevamo che fosse così speciale. Pensavamo che avrebbe potuto esserlo, ma ora sappiamo di avere qualcosa di speciale, e penso che sentiamo una specie di dovere nei confronti dei fan. Sentiamo un dovere nei confronti delle persone. Sono terrorizzato, in quel senso. Sono più impaurito da questa stagione di quanto non lo fossi dalla prima. Avevo molta paura per la passata stagione, ma penso di esserlo di più per questa perché siamo molto consapevoli di non voler deludere le aspettative. Penso a ogni scena in modo molto più preciso, e con molta più intensità. Avvertiamo di essere depositari di una grande cosa, e quindi sentiamo anche la pressione. È come se avessi creato il gelato alla vaniglia nella prima stagione, ed è gustoso, delizioso, ma nella seconda stagione non puoi rifare la vaniglia. Devi creare il gusto fragola. Alcune persone apprezzeranno la fragola, e altri preferiranno la vaniglia. Ma non puoi comunque ricreare la vaniglia. Ci stiamo assumendo molti rischi. Penso che la gente potrà essere infastidita da alcune cose. Penso anche che sarà euforica ed entusiasta per altre. Tutto è in linea col viaggio che stiamo compiendo.”

Fonte: Deadline

 

I film e le serie imperdibili