Le recensioni di The Last of Us sono arrivate, e sono tutte decisamente positive: la serie tratta dal videogioco di Neil Druckmann, creata da Craig Mazin (Chernobyl) dallo stesso Druckmann e interpretata da Pedro Pascal e Bella Ramsey debutterà il 16 gennaio sulla HBO e in contemporanea in Italia su Sky e in streaming su NOW. Noi vi abbiamo offerto le nostre prime impressioni in questo articolo, assieme ad alcune reazioni social:

È abbastanza curioso che la serie TV di The Last of Us arrivi nel 2023, a 30 anni di distanza dall’uscita del primo adattamento videoludico mai fatto, quel film di Super Mario così terribile e mal concepito a cui, tuttavia, non riesco a voler troppo male.Tre decadi in cui, per quanti soldi possa aver fatto la saga cinematografica di Resident Evil, il rapporto fra il grande schermo e le traduzioni filmiche – o seriali – delle varie IP videoludiche non ha mai trovato quello stesso equilibrio, quella fattura talvolta sopraffina che ormai non stupisce più quando ci troviamo di fronte a un cinecomic. Di qualsiasi etichetta. Curiosamente, sono usciti nel tempo ottimi film che riprendevano certe modalità tipiche dei videogiochi da Ricomincio da capo a Free Guy passando per eXistenZ, ma nulla che nascesse direttamente da un’operazione di adattamento vero e proprio di una IP.Con The Last of Us, Craig Mazin, Neil Druckmann, HBO e PlayStation Productions hanno ottenuto quello che da Rocky Morton e Annabel Jankel in poi nessuno è riuscito a fare: tradurre in maniera puntuale e riuscitia un videogioco in un altro medium.Certo, la componente fortemente narrativa di un gioco come The Last of Us in cui racconto e interazione sono così uniformemente integrati può aver aiutato, così come il fatto che Neil Druckmann ha qua avuto, contrariamente al film di Uncharted, un ruolo di primo piano nel concepimento artistico – e nella regia – della serie.La trama di base è quella del primo capitolo videoludico, ma ci sono così tanti ma che, di fatto, rendono la serie, appunto, un adattamento e non una traduzione letterale di quello che abbiamo giocato su PlayStation che non mancherà di sorprendere anche chi conosce a menadito i fatti del videogame. Il respiro è più ampio rispetto al videogioco, c’è spazio per delle doverose digressioni, per dei giustificabilissimi cambiamenti (le spore vengono sostituite da un elemento che, in un racconto televisivo, ha perfettamente senso di esistere), viene dedicato tempo a delle storyline appena accennate nel videogioco… senza stare a spoilerare nulla, è vero: la terza puntata è emotivamente devastante, Murray Bartlett (The White Lotus) e Nick Offerman sono sensazionali e mi hanno fatto versare un mare di lacrime. Ma la cosa assurda è come Mazin, Druckmann and co siano riusciti a disseminare le puntate di frangenti che richiamano direttamente alcune dinamiche e certi momenti tipici dei videogiochi in cui, nonostante la mancanza d’interattività, mi è venuto istintivamente da pensare “Cacchio, che bravi”. D’ora in poi – e in attesa del film animato di Super Mario – chi lavorerà a un adattamento per il cinema o per la TV di un videogame dovrà fare i conti con The Last of Us. E sarà un bene anche e soprattutto per noi fruitori finali.The Last of us andrà in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW dal 16 gennaio in contemporanea assoluta con HBO.

Andrea Bedeschi

Ecco invece una selezione di estratti dalle recensioni internazionali:

Un monumentale successo

Collider – Druckmann e Mazin hanno preso questa storia indimenticabile e l’hanno resa più ricca e di maggiore impatto, permettendoci di vivere questi personaggi e questo mondo in una maniera come non era possibile fare nel videogioco. The Last of Us è un monumentale successo.

Il miglior adattamento mai fatto di un videogioco

Empire Magazine – Senza dubbio il miglior adattamento mai fatto di un videogioco, uno che approfondisce la lore distopica del videogioco pur mantenendosi fedele al suo cuore emotivo. Come il videogioco, è un capolavoro.

È una delle tante serie ambientate in un universo post-apocalittico

Polygon – È difficile difendere The Last of Us al di là del semplice essere un adattamento di un videogioco. Come serie, è una delle tante serie ambientate in un universo post-apocalittico piene di zombie, dagli USA in poi. Quando si può scegliere la propria apocalisse, non è necessariamente detto che si scelga questa.

L’ambizione è tanta, in positivo e in negativo

Entertainment Weekly – L’ambizione è tanta, in positivo (vedute dall’alto, ambientazioni cittadine gigantesche) e in negativo (uno dei due prologhi della premiere è inutile). Ci sono delle guest star celeberrime. L’azione è buona, funzionale. Un episodio ribalta totalmente il canone del videogioco, ma alcune scene sono invece ricreate paro paro. Questo potrebbe essere perfetto per i neofiti, ma i fan forse preferirebbero un adattamento pedissequo. Ma contribuisce alla sensazione di vedere il videogioco giocato da qualcun altro.

La serie si affida un po’ troppo alle scene d’azione

Variety – La serie si affida un po’ troppo alle scene d’azione, enfatizzando quanto sono surreali gli infetti. Ma ciò che si trova dietro al caos è il rapporto nascente tra Joel ed Ellie. Attraverso le interpretazioni di Pascal e Ramsey e una scrittura a volte molto intensa, questa dinamica emerge con emozione e vita.

Il terzo episodio eleva la serie verso qualcosa di davvero speciale

The Hollywood Reporter – Il terzo episodio eleva The Last of Us da intrattenimento horror a qualcosa di davvero speciale. […] Avrei voluto un po’ più di respiro e spazio, che avrebbe permesso alla serie di raggiungere un’ulteriore profondità nel commento sulla società attuale, al di là della semplice visione superficiale su luci e ombre della natura umana. Ma se queste sono le mie lamentele maggiori su un adattamento di un videogioco, significa che avete fatto veramente un gran lavoro.

Trovate tutte le informazioni su The Last of Us nella nostra scheda.