Con questo quarto (o dodicesimo) capitolo, siamo arrivati a metà strada della seconda stagione di The Mandalorian, e continuano a emergere a intensità sempre maggiore elementi della trama portante tra quelli della “missione della settimana”. Questo non toglie che la puntata sia come sempre ricca di curiosità e riferimenti, soprattutto grazie al fatto che si fa ritorno a Nevarro, il pianeta su cui tutta la storia ha avuto inizio.

Iniziamo con gli Aqualish, i criminali alieni di cui Cara Dune fa rapidamente piazza pulita all’inizio dell’episodio. Alieni dall’indole bellicosa e tracotante, vedono il loro rappresentante più famoso in Ponda Baba, l’alieno a cui Luke Skywalker “non va a genio” nella cantina di Mos Eisley in Episodio IV (e che tenta di attaccare briga anche con Cassian Andor in Rogue One). A Mos Eisley, Baba se la cava con un braccio amputato. Quelli di Nevarro vengono eliminati in modo più spiccio e definitivo da Cara Dune, ora diventata sceriffo della cittadina.

A proposito della cittadina di Nevarro, che scopriamo essere diventata più pacifica e prosperosa, segnaliamo in sottofondo una statua commemorativa di IG-11, il droide immolatosi nel finale della scorsa stagione e che ha contribuito a ripulire la città dalla presenza degli Imperiali. Visibile poco prima che Mando e gli altri entrino nella scuola, è una commemorazione alquanto insolita per un droide assassino.

the mandalorian omaggio a ig-11

All’interno della scuola, chi aguzza l’udito e riesce a ignorare i dialoghi principali potrebbe beneficiare di una lezione di geografia galattica rapida ma esaustiva: vengono menzionate tutte le varie regioni che compongono la galassia (Orlo Interno, Esterno e Intermedio, Mondi del Nucleo, e così via) nonché il Maelstrom Akkadese, la gigantesca anomalia galattica che abbiamo visto da vicino in Solo: A Star Wars Story. Sempre rimanendo nell’aula scolastica, tra gli alunni spicca una ragazzina che porta la stessa acconciatura a codini di Rey. Nessun colpo di scena epocale relativo alla protagonista della trilogia sequel, ovviamente, ma puro omaggio visivo.

Tornando all’esterno, vanno segnalati due alieni già noti: uno dei meccanici che si occupa della Razor Crest (lo stesso che poi piazzerà il radiofaro) è un Mimbanese, razza intravista anch’essa in Solo: A Star Wars Story. Ritroviamo inoltre il Mythrol che abbiamo conosciuto nell’episodio pilota della serie, ora al servizio di Greef Karga per scontare gli anni di pena accumulati. L’accenno al fatto di non vederci ancora bene dall’occhio sinistro si riferisce al fatto che chi viene scongelato dalla grafite generalmente soffre di cecità temporanea, come abbiamo scoperto nel caso di Han Solo durante Il Ritorno dello Jedi.

La base imperiale

Passiamo ora alla base Imperiale (apparentemente) abbandonata, dove le cose si fanno serie. I comandi che consentono di destabilizzare il nucleo della base sono inseriti in una struttura analoga a quella del raggio traente che tiene bloccato il Falcon sulla prima Morte Nera, e il Mythrol non manca di far notare quanto sia poco sicura l’assenza di un parapetto, tormentone che molti fan hanno fatto notare ormai da anni. È nel momento in cui emerge la natura di laboratorio segreto della base che le cose iniziano a farsi inquietanti. L’ “M-count” (conteggio-M) a cui si riferisce l’ologramma del Dott. Pershing parlando del Bambino è quasi sicuramente riferito al conteggio dei Midichlorian, i discussi microrganismi menzionati in Episodio I che consentono di misurare l’intensità della Forza in un individuo. Qui-Gon li usava per avere conferma del grande potenziale del piccolo Anakin, qui dovrebbero fungere da elemento risolutore per un non meglio identificato soggetto che però “rigetta il sangue” del Bambino. Le forme umanoidi distorte nei cilindri di sospensione e la colonna sonora che rimanda agli stessi temi sentiti nei sequel lasciano pochi dubbi: probabilmente Moff Gideon si adopera in qualche modo per porre le basi del Primo Ordine, lavorando per la creazione di Snoke o forse per la resurrezione dello stesso Palpatine. Sicuramente sentiremo parlare ancora del suo progetto.

Negli ultimi, folgoranti minuti facciamo innanzitutto la conoscenza con la nave ammiraglia di Gideon, un incrociatore classe Arquitens: già comparso in produzioni secondarie come Star Wars Rebels e la serie a fumetti sulla Dottoressa Aphra, è qui al suo esordio dal vivo. Ma ovviamente, il colpo di scena finale riguarda le file di soldati in armatura nera che Gideon sta ispezionando. La mente vola subito ai Darktroopers che nel vecchio canone venivano introdotti nel videogame Dark Forces, soldati Imperiali iperpotenziati che davano filo da torcere al protagonista Kyle Katarn, e i sottotitoli d’accompagnamento all’episodio sembrerebbero confermare questa ipotesi. Nell’incarnazione precedente erano essenzialmente dei droidi da combattimento. Vista la natura degli esperimenti di Gideon, stavolta potrebbero essere invece degli esseri organici potenziati artificialmente. Il tempo lo dirà, e naturalmente crescono le aspettative di vedere Din Jiarin scontrarsi con loro. Per stavolta sarebbe tutto… o quasi! Per gli appassionati dei dietro le quinte, c’è una piccola caccia al tesoro aggiuntiva: in una delle sparatorie tra Mando, Cara, Greef e gli assaltatori della base, fa capolino per un istante un “terrestre” membro della troupe in t-shirt e blue jeans. A voi il gusto di scovarlo!

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