Tokyo Vice, la serie prodotta per HBO Max con star Ansel Elgort, era nelle fasi delle riprese del pilot quando il cast e la troupe guidati dal regista Michael Mann hanno dovuto interrompere il lavoro a causa del Coronavirus.
Il filmmaker ha ora parlato a Deadline della situazione e di come sta affrontando questo complicato ostacolo.

Mann ha spiegato che quando la produzione ha deciso di abbandonare il Giappone erano stati completati solo sei dei diciotto giorni di lavoro previsti a Tokyo e già a febbraio si potevano vedere le persone che si muovevano per la strada indossando le mascherine protettive e rispettando le distanze sociali:

La consapevolezza era già presente: se qualcuno prende una normale influenza in Giappone indossa la mascherina per non infettare altre persone. Anche quando ce ne siamo andati dopo il 17-18 marzo, durante quel weekend, tutti indossavano le mascherine, ma i ristoranti erano quasi tutti pieni e la vita continuava in modo normale. Non penso che sia così ora, ma il motivo per cui ce ne siamo andati riguardava prevalentemente l’ansia delle famiglie dei nostri dipendenti americani che si trovavano negli Stati Uniti perché chi viveva a New York doveva affrontare delle situazioni davvero complicate. Molti membri della troupe dicevano ‘Vorrei poter avere accanto la mia famiglia’. Quello è il motivo per cui abbiamo deciso di interrompere la produzione

Il regista ha spiegato che in Giappone, in quelle settimane, le produzioni cinematografiche e televisive stavano lavorando regolarmente:

75 milioni di persone e avevano avuto, all’epoca, poco meno di un centinaio di morti e 3.000 persone infette. Quando siamo volati via il 19 marzo non c’era nessuno all’aeroporto Narita e ogni lavoratore indossava una maschera. Siamo atterrati a Los Angeles e nessuno indossava mascherine, guanti, qualche tipo di protezione, niente da parte dei responsabili dell’aeroporto, di chi lavorava alla dogana o all’immigrazione. Mia figlia stava girando in Spagna ed era a bordo dell’ultimo aereo. Avrebbe dovuto fare una rigorosa quarantena ed è atterrata a Los Angeles e ha avuto la stessa esperienza.

La produzione, ha spiegato il regista, ora dovrà fare i conti con i responsabili dell’assicurazione e dei sindacati che stabiliranno le regole da rispettare:

Per quanto ci riguarda il Giappone deve prima riaprire le frontiere. Che tipo di test richiederanno? Perché il tasso di contagio negli Stati Uniti è molto più alto rispetto al Giappone. Quindi provano un po’ di nervosismo pensando a un nostro rientro. Che tipo di separazione, di test quotidiani? Ho girato sei giorni, me ne mancavano 12. Abbiamo sospeso tutto a Tokyo. Siamo pronti a riprendere quando potremo e sarà determinato da tutti questi altri fattori.

Attualmente Mann sta lavorando al montaggio a distanza e uno dei montatori è rimasto a Tokyo, mentre un altro è a Glendale e un assistente altrove:

Nessuno è nella stessa stanza, ma sto vedendo tutto quello che stiamo facendo in tempo reale. Non è male, sapete? Quando funziona. E poi tutto improvvisamente non è più sincronizzato, l’intero sistema si blocca e devi prenderti una tazza di caffè mentre qualcuno sistema il problema. Ma cerchi di non impazzire e di non gettare il computer fuori dalla finestra.

Il regista ha però svelato che quello che hanno girato è migliore rispetto a quanto pensasse e Ansel Elgort nel ruolo di Jake Adelstein conquisterà tutti grazie alla sua performance e al personaggio:

Nella preparazione è stato incredibilmente determinato. Ha scritto circa tre storie. Lowell Berman, il mio amico che lavora a The Insider, lo ha messo in contatto con Jason Felch che insegna giornalismo ed è stato un reporter per il LA Times, e James Queally, un grandioso reporter che si occupa di cronaca nera per il LA Times.

Elgort si è inoltre sottoposto a lezioni di giapponese per quattro ore al giorno e dopo quattro settimane poteva conversare con le persone del posto, riuscendo inoltre ad avere un accento quasi perfetto, grazie anche al suo background nel campo della musica che gli permette di memorizzare in fretta i suoni.
Mann ha inoltre spiegato parlando della serie:

JT Rogers ha scritto il pilot e ha creato la serie. La determinazione di diventare un reporter in una cultura davvero diversa del suo personaggio e l’impetuosità americana lo caratterizzano. Quell’impulso lo aiuta e al tempo stesso lo ostacola. Gli abitanti locali del suo quartiere lo conoscono, è integrato nell’area. Altrove è invece un gaijin, un outsider alle prese con una società non del tutto tollerante. Sono elettrizzato da ciò che sto vedendo. Si è immerso totalmente nel lavoro ed è quello che volevo.

Che ne pensate delle dichiarazioni di Michael Mann sulla serie Tokyo Vice? Lasciate un commento!

Fonte: Deadline