Come far rivivere un cult degli anni ’90 nel 2017 senza tradirne lo spirito? David Lynch, intervenuto presso il Camerimage Film Festival, ha una sua risposta. “C’era un sogno, che aveva luogo in Twin Peaks,” ha detto il regista, facendo riferimento alla seconda stagione della serie. “Era il sogno dell’agente Cooper, che si svolgeva 25 anni nel futuro.” Il cineasta ha ammesso che, ai tempi della messa in onda delle prime due stagioni di Twin Peaks nessuno immaginava che la serie sarebbe tornata esattamente dopo lo stesso lasso di tempo indicato dal fantasma di Laura Palmer nella visione dell’agente Cooper nella Stanza Rossa.

Parlando dell’esperienza unica di poter tornare a lavorare col medesimo cast a 25 anni di distanza, Lynch ha dichiarato: “Alcune cose sono cambiate, ma altre sono rimaste identiche.” Il cast, che è per lui “come una famiglia”, ha mantenuto le medesime qualità. “Sembrano un po’ più anziani, ma rimangono tutti loro stessi. È come se il tempo non fosse mai passato.”

Interrogato sul significato della sua definizione della terza stagione di Twin Peaks come “un film di 18 ore”, il regista ha ribadito: “Intendo proprio dire che è un film di 18 ore. La televisione e il cinema sono, per me, la stessa cosa,” ha spiegato. “Raccontare una storia con immagini in movimento e suono. Ha finito per durare 18 ore, ma ogni singola ora è parte di un insieme, che può essere visto in un’unica lunga sessione.”

Il regista non ha però svelato alcunché sull’eventuale quarta stagione della serie, dicendo che, per ora, “non c’è nulla di cui parlare”. Ribadendo la sua affezione alla TV come “la nuova arthouse”, Lynch ha sottolineato poi come il piccolo schermo abbia ormai ereditato in toto il ruolo una volta ricoperto dai cinema.

Il cineasta non ha mancato poi di commentare la scelta di inserire numerose band indie al termine di ogni episodio della nuova stagione di Twin Peaks. “Nella roadhouse [il locale dove hanno luogo le esibizioni in chiusura di puntata] c’è un palcoscenico e diversi gruppi ci suonano,” ha detto Lynch, “quindi era l’opportunità perfetta per giustificare il fatto che diverse band arrivassero a Twin Peaks e si esibissero.” Il regista ha anche rivelato che i musicisti sono stati selezionati tra una folta schiera di brani arrivati come proposte per la terza stagione.

E per quanto riguarda la paura lynchiana, termine coniato per descrivere il terrore suscitato da oggetti di uso quotidiano? Il regista ha risposto alla domanda di un fan molto semplicemente: “Il mio medico mi ha detto di non pensare a queste cose.”

Fonte: Variety