Il produttore Gavin Polone ha deciso di procedere per vie legali citando in causa Warner Bros, Time Warner e CW Network a causa dei profitti ottenuti dalla serie Una Mamma per l’amica e dal suo revival prodotto per Netflix che, secondo quanto dichiarato dai suoi legali, non sarebbero stati versati nel modo corretto.
I documenti presentati dimostrano che si sarebbero verificati dei comportamenti ideati per evitare di versare la quota prevista a Polone e alla sua società, la Hofflund/Polone.
Gli avvocati del produttore hanno sottolineato che purtroppo molti autori e produttori di successo devono affrontare situazioni simili:

“Le vittime di questo comportamento oppressivo sono gli artisti che creano i contenuti che poi questi partner nella produzione sfruttano”.

Nei documenti si accusano vari dipartimenti della Warner Bros di aver sottratto in modo errato delle spese non previste nell’accordo stretto dalle parti, come ad esempio i costi per la distribuzione nel circuito video on demand degli episodi prodotti per Netflix, e di aver aumentato i costi di produzione versati alle aziende coinvolte nella realizzazione delle puntate con lo scopo di ridurre, sulla carta, i profitti del marchio Gilmore Girls.

Polone avrebbe chiesto spiegazioni di quanto accaduto, ricevendo informazioni errate e con tempistiche molto lunghe, pur di cercare di non far emergere il comportamento negativo.
Il contratto stretto con la Warner Bros Television nel 2000 prevedeva il ruolo di produttore esecutivo della serie e una percentuale sui guadagni pari all’11.25%. Negli anni successivi ci sono state molte discussioni sulle cifre da ricevere e Polone, nel 2014, ha scoperto che gli spettava circa 1 milione di dollari in più rispetto a quanto ottenuto, a causa di una serie di trattenute non corrette.
Il produttore era poi tornato in tribunale nel 2016 perché la Warner Bros si era rifiutata di versargli quanto guadagnato grazie al revival di Netflix e allo streaming della serie originale, riportando i calcoli secondo i quali lo studio avrebbe ridotto le cifre da tenere in considerazione per la distribuzione dei profitti di circa 2 milioni di dollari.
La causa sostiene che Una Mamma per Amica sia stata volutamente affiancata ad altre serie di minor valore nelle trattative con i servizi di streaming, con lo specifico scopo di poter versare una percentuale minore alle persone coinvolte nella realizzazione del progetto.
I legali dell’accusa ritengono quindi che non siano stati rispettati i termini del contratto, si sia verificata una frode e siano avvenuti altre pratiche non corrette, richiedendo il versamento della cifra corretta dei profitti e dei danni subiti, l’obbligo che la Warner Bros in futuro non riporti calcoli errati nel riepilogo dei profitti e delle spese, e una continua collaborazione con i revisori dei conti.

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Fonte: Deadline