Quando arrivò a Los Angeles, nel 2011, dalla natia New York, Zoe Lister-Jones aveva all’attivo qualche ruolo in serie tv (come Law & Order) ed esperienze teatrali. Dalla comedy Whitney, trasmessa da NBC, alla comedy CBS Life in Pieces, l’attrice sta costruendo una carriera che le sta dando molta soddisfazione, arrivando a poter scrivere i propri ruoli.

In una lunga intervista a The Hollywood Reporter, Zoe ha parlato della propria esperienza in Life in Pieces, del rapporto col collega Colin Hanks e di molto altro ancora.

Come cambierà il personaggio di Jen rispetto a come l’abbiamo vista nella prima stagione?

Sopra ogni altra cosa, questa stagione si focalizzerà su cosa significhi avere un bambino. I primi passi di Lark, portare Lark per la prima volta a scuola, e tutte quelle cose che non abbiamo potuto fare lo scorso anno, perché Lark era solo un bebè. Ora sta crescendo, e la cosa splendida dello show e di come gli scrittori stanno ritraendo Jen nello specifico è che lei non è definita unicamente dal suo essere madre. Jen è un personaggio sfaccettato, una donna in carriera, un avvocato, che si confronta con i problemi della vita di tutti giorni, tra cui la maternità, ma che non è relegata solo a quello.

Com’è lavorare con Colin Hanks, che interpreta tuo marito sullo schermo?

È un sogno lavorare con lui. Siamo molto amici e la nostra connessione – benché non avessimo mai lavorato insieme prima di allora – è stata immediata. Siamo stati costretti a stare a nostro agio, dato che nel primo episodio lui doveva stare in ginocchio con la testa tra le mie gambe. Colin e io passiamo molto tempo insieme, laddove nella maggior parte delle serie tv ti limiti a stare seduto per conto tuo in attesa di girare la tua prossima scena. Somiglia molto al teatro, perché siamo continuamente portati a improvvisare e approfondire i nostri due personaggi e il loro rapporto.

Hai interpretato molte commedie in passato, quale pensi che sia il punto di forza di Life in Pieces?

Vari fattori: la sceneggiatura è spettacolare e i nostri autori hanno imparato molto velocemente come scrivere per ciascuno di noi attori. Il cast è incredibile e abbiamo alcune vere e proprie leggende tra noi. Dianne Wiest e James Brolin, e tutti gli altri. È uno straordinario gruppo di persone e ognuno porta così tanto al proprio personaggio, che penso che il pubblico l’abbia recepito. La chimica tra tutti noi è palpabile, perché amiamo sinceramente la compagnia l’uno dell’altro. Non posso rispondere per quanto riguarda gli specifici gusti del pubblico, ma tutto questo mi ha fatta sentire immediatamente speciale e unica, come se da questo show si sprigionasse una sorta di polvere magica.

Il fatto che tu sia comparsa in tutte e quattro le serie di Law & Order è stata una sfida con te stessa?

Law & Order è come un rito di passaggio quando inizi a New York la tua carriera attoriale. Ho cominciato facendo molto teatro, e Law & Order era il modo in cui guadagnavo i soldi necessari per quello. È semplicemente successo, non so come mai sia arrivata a partecipare a tutte e quattro le serie; sono io la prima a sorprendermene.

In che modo il tuo ruolo in Whitney ha cambiato la tua carriera?

È stato uno step fondamentale nella mia carriera. Avevo vissuto a New York fino a quel momento, e avevo ricevuto i consigli di Kristen Johnston mentre ero al college, mi disse: “Non andare a Los Angeles a meno che tu non abbia un lavoro.” Mi è rimasto impresso per anni, ma mi dicevo “ok, non posso andare a Los Angeles finché non ho un lavoro”. Quindi non mi sono mai mossa per un pilot o cose del genere. Sono arrivata a Los Angeles solo quando ho avuto la parte in Whitney, ed è stato un grande cambiamento per la mia vita.

Quel ruolo ti ha portato a lavorare in I Miei Peggiori Amici?

Già. Il rinnovo di Whitney era ancora in forse e io mi dicevo “suppongo che dovrei cercare qualche altro ruolo”, anche se ero ovviamente concentrata su Whitney. Ho fatto un provino per I Miei Peggiori Amici e accettarono, grazie alla persistenza di Aaron Kaplan che era produttore esecutivo dello show e lo è, adesso, di Life in Pieces, di girare il pilot con me in secondo piano, che è stato un gran rischio. Alla fine, tutto è andato bene, perché Whitney è stato cancellato di lì a poco e ho potuto prendere parte alla serie.

Aaron Kaplan è stato tuo “garante” in Life in Pieces?

Aaron è sempre stato un mio grande sostenitore; gli devo moltissimo. Il primo film che mio marito [Daryl Wein] e io abbiamo realizzato, Breaking Upwards, fu opzionato da Aaron come serie tv. Conoscevo Aaron da molto tempo, e il primo pilot a cui partecipai vedeva lui in veste di produttore esecutivo. Non divenne mai una serie tv, ma lui è tuttora il mio angelo custode nella mia vita televisiva. Quindi, ora lavora a Life in Pieces ed è un grandioso produttore esecutivo. Ovviamente vende costantemente serie tv ed è divenuto una sorta di magnate nel suo campo. Ma è molto pragmatico e di grande supporto.

Ci sono possibilità di rivedere Fawn Moscato in New Girl?

Quello show era un sogno. Fawn Moscato è uno dei personaggi che ho più amato interpretare e sarò sempre una grande fan di New Girl e Lix Meriwether. Spero davvero di tornare, e penso che potrei farlo, anche solo per qualche episodio. Speravo di officiare il matrimonio tra Cece e Schmidt, ma non se n’è fatto nulla.

Come è arrivato il tuo ruolo drammatico nel film HBO Confirmation?

È stato un processo di selezione convenzionale, sono arrivata e Michael London, che ha prodotto Confirmation, aveva prodotto un film che avevo scritto, prodotto e interpretato, chiamato Lola Versus. Quindi avevamo questo collegamento, ma è stata un’opportunità straordinaria che prima non avevo mai avuto. Benché abbia pianto spesso per essere pagata e abbia iniziato a muovermi in questa industria attraverso parti prevalentemente drammatiche, ora sono più conosciuta per i miei ruoli comici. Perciò, è stato davvero eccitante avere la possibilità di esercitare di nuovo quel muscolo. Ho fatto l’audizione e ho avuto la parte, poi sembrava non potessi prendere parte al progetto a causa dei miei impegni con Life in Pieces. Ero devastata, perché quella storia è qualcosa di molto importante da raccontare ed ero entusiasta all’idea di esserne parte, nonché di lavorare con la HBO. Quindi, contattarono Cobie Smulders, e avevo il cuore spezzato. Poi lei si ruppe una gamba, e io ricevetti una telefonata una settimana prima dell’inizio delle riprese, in cui mi chiedevano se potessi partecipare. È stato il destino. Grace Gummer, che recita nel film, è tra i miei più cari amici nella vita reale. È stato molto divertente da quel punto di vista.

Hai recentemente debuttato come regista col film Band Aid, che hai anche scritto e in cui reciti. Com’è stato misurarti con questo progetto?

Abbiamo girato durante l’estate, è la storia di una coppia – interpretata da me e da Adam Pally – che affronta un aborto e non smette di litigare. Decidono di trasformare tutti i loro conflitti in canzoni e dare il via a una band nel tentativo di salvare il loro matrimonio. Fred Armisen interpreta un vicino di casa, che diventa il batterista del gruppo. È una sorta di dramedy, direi. È stata un’esperienza incredibile a molti livelli. Era una storia molto personale che ho scritto e prodotto e che si è sviluppata piuttosto velocemente. La regia è stata eccitante, molti amici sono venuti a trovarmi. Colin Hanks, Brooklyn Decker, Angelique Cabral e Jesse Williams… ci sono stati tutti per me, ed è stato meraviglioso.

Ho scritto tutti i testi delle canzoni e le ho composte con un collaboratore di vecchia data, e abbiamo suonato tutte le canzoni dal vivo. Di base, ho scritto la sceneggiatura pensando alla cosa più divertente che avrei potuto fare durante la mia pausa, e ho pensato che mi sarei divertita molto a suonare. È stata un’esperienza gratificante, in un modo che non avrei mai pensato, anche se mi era capitato di scrivere e produrre in passato. Mi ha portato a un nuovo livello di realizzazione personale e creativa.

Fonte: The Hollywood Reporter