Game of Thrones dovrebbe concludersi con la settima stagione. L’annuncio di pochi giorni fa di David Benioff e Dan Weiss, produttori e showrunner della serie, ha ovviamente colpito i molti fan della serie, generando discussioni circa la possibilità che ciò avvenga realmente e secondo quali modalità. C’è chi si è lanciato in ragionamenti circa un parallelo tra il punto in cui le varie storyline della serie sono giunte, e il corrispettivo momento nei romanzi fantasy, per vedere quanto e in che misura le parole dei produttori potrebbero essere effettivamente rispettate. I più appassionati, quelli che hanno letto tutti i romanzi pubblicati finora, hanno ovviamente un vantaggio in più rispetto ai soli spettatori della serie. Soprattutto a questi ci rivolgiamo, tirando un po’ le somme della situazione, ragionando sui romanzi e sulle dichiarazioni rilasciate nel tempo dai produttori e dallo stesso Martin. In ogni caso nell’articolo non c’è alcuno spoiler.

A Song of Ice and Fire, in italiano Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, dovrebbe concludersi con il settimo volume. L’idea di arrivare a sette romanzi non era nella mente di Martin fin dal principio, anzi l’autore nel corso degli anni ha di volta in volta annunciato la crescita del numero di romanzi (da tre a quattro, poi a sei fino ai sette attuali). Dal 1996 a oggi sono usciti i primi cinque volumi della storia (A Game of Thrones, A Clash of Kings, A Storm of Swords, A Feast for Crows e A Dance with Dragons). I titoli dei presunti ultimi due volumi della saga sono The Winds of Winter e A Dream of Spring, ma è bene utilizzare il termine “presunti” perché esiste più di un dubbio circa l’effettiva conclusione della serie con questi. La possibilità, ventilata dallo stesso Martin, che non si riesca a tirare le somme nei due libri rimasti e che la saga possa includere un eventuale ottavo volume, non è da escludere.

La “calma” con la quale negli anni Martin ha proceduto alla scrittura dei romanzi è cosa nota, ma l’autore, stando alle sue dichiarazioni, ha sempre ritenuto di avere un discreto margine rispetto alla serie tv. A giugno di un anno fa affermava di avere un certo vantaggio sulla scrittura televisiva, dettato dalla presenza di alcuni giganteschi libri frapposti tra lui e la serie, eppure, già un mese dopo, Richard Pleper e Michael Lombardo della HBO “intimavano” all’autore di continuare a scrivere per evitare sovrapposizioni spiacevoli. Negli ultimi giorni, la svolta. Nonostante negli anni Benioff e Weiss abbiamo sempre consultato Martin circa l’evoluzione della storia, solo adesso l’autore ha ammesso apertamente di essere preoccupato per il raggiugimento dei romanzi. I produttori adesso conoscono la fine della saga, il probabile percorso dei personaggi, e possono programmare una conclusione comunque non immediata (nel caso della serie tv bisogna considerare anche la crescita rapida dei giovani attori).

Come si è giunti ad un cambiamento così deciso e in così poco tempo? Ovviamente non siamo dietro le quinte, non conosciamo parte degli scambi di informazioni e opinioni tra Martin e i produttori, però ci sono due elementi (uno oggettivo, l’altro no) che forse vale la pena sottolineare. Il primo riguarda un pregiudizio, o un’eccessiva semplificazione, sull’adattamento in corso. Spesso si “banalizza” il discorso affermando che una certa stagione corrisponde ad un libro o alla prima metà di esso, ad esempio che la terza stagione corrisponda alla prima metà del terzo volume. In realtà così non è, non completamente almeno. Semplicemente, dipende dal personaggio e dalla storyline a cui ci riferiamo. Senza fare spoiler, le vicende dei personaggi che abbiamo visto nella terza stagione si riferiscono in alcuni casi (la maggior parte) alla prima parte del terzo volume, ma altri sono addirittura alle soglie degli avvenimenti narrati nel quinto, per non parlare delle sequenze e degli sviluppi completamente inediti, che con l’andare del tempo aumenteranno.

A ciò va aggiunta un’altra informazione. La struttura del quarto e del quinto libro è diversa dai precedenti, nel senso che, per vari motivi, il primo di questi narra solo di alcuni personaggi, rimandando la trattazione degli altri al volume successivo. È impensabile che una serie tv proceda in questo modo, mettendo da parte alcuni attori per un anno. Per tutti questi motivi, gli indizi affinché si proceda con un adattamento sempre più personalizzato e lontano dai romanzi originali non mancano. Il secondo motivo che si diceva sopra è assolutamente soggettivo e opinabile. A mio parere negli ultimi due romanzi il ritmo e lo sviluppo della storia sono stati inadeguati, poco gratificanti per il lettore e troppo dilungati. Paradossalmente il ritmo e la mole di eventi del terzo romanzo supera il quarto e il quinto messi insieme. Tutti questi motivi, sommati a quelli precedenti, portano ad un naturale restringimento della narrazione, anche per mantenere la fondamentale tensione narrativa di cui una serie ha bisogno. In questo senso il fatto di estendere gli eventi del terzo volume su più stagioni, per poi magari fare l’opposto e riassumere quelli rimanenti del quarto e del quinto potrebbe avere un senso.

La serie probabilmente supererà i romanzi. Anche ammesso che l’anno prossimo esca il sesto volume è difficile che il settimo (conclusivo?) romanzo arrivi prima di altri due-tre anni. A questo punto l’idea di non aspettare girando a vuoto nel frattempo, ma di svincolarsi e concludere il tutto in sette stagioni sembra la soluzione migliore e più praticabile.