Cosa c’entrano il sito d’incontri Ashley Madison e la primavera araba con Mr. Robot, e perché il finale di stagione è stato posticipato di una settimana? Sono altre le domande a cui gli spettatori della serie di USA Network vorrebbero trovare risposta alla luce degli eventi sorprendenti del season finale, ma per ora dovremo accontentarci di un altro tipo di analisi. Con la sua creatura televisiva Sam Esmail ha camminato in punta di piedi sui cocci di una crisi non solo economica, ma anche umana. I filmati di repertorio, i riferimenti all’attualità, da quelli più palesi alle vaghe ispirazioni, ma anche la sconvolgente cronaca recente che entra di prepotenza nella storia, sono il collante di una storia traballante quanto si vuole sotto il profilo della logica interna, ma capace di grande intensità e di intuizioni narrative e tematiche importanti.

Su tutte la costruzione del protagonista e la sua missione. Elliot è “l’anonimo” Mr. Robot, o Mr. X, la pedina al centro del mare di contraddizioni che la circondano, che si rifugia nella sua mente, che cerca di trarre un ordine dal caos anche dove quell’ordine non esiste. E cos’è la Evil, se non la personificazione del male che tutti noi andiamo cercando, quel nemico concreto che è tanto facile odiare e al quale è facile arrendersi, proprio perché ogni resistenza è inutile? La Evil è il capro espiatorio e la giustificazione del male, l’idea complottista che ci sia un ordine preciso dal quale discendono tutti i nostri peccati: per Elliot sono la solitudine, la misantropia, la perdita del padre, il doloroso desiderio di normalità che è quasi senso di colpa perché l’umanità è cattiva, conformista, debole.

Mr. Robot è solitudine, ma non solo questo. In Fight Club il protagonista esorcizzava la paura del distacco recandosi agli incontri dei malati terminali, ma erano ancora gli anni ’90. Oggi Elliot si cala nella vita del prossimo hackerandone i dati personali e intervenendo attivamente nell’unico modo che conosce, altre forme di malattia, altri tipi di ossessione. Sam Esmail inizialmente avrebbe voluto farne un film, ma non avrebbe avuto lo stesso impatto. Perché Mr. Robot è una serie che, anche se non lo ammette, sa di essere una serie, e dialoga con noi, gioca con noi, cita l’attualità – il caso Ashley Madison, ci stiamo arrivando – e inquadra Obama, ma cala tutto nel finale in un contesto che è il nostro (il video della caduta di Elliot postato su Vimeo) e al tempo stesso è alternativo al nostro, dove la Fsociety ha realizzato qualcosa di concreto.

Confusi? È normale. Probabilmente nemmeno Esmail, che è di origine egiziana e nei fatti della primavera araba – con il ruolo dei social – ha trovato lo slancio decisivo per la creazione dell’opera, ha ben chiaro il disegno che verrà fuori alla fine della storia. Basti pensare che lui stesso appare tra i vari volti di Elliot che crolla dopo la rivelazione di Darlene. Quindi stiamo guardando il futuro, o una realtà alternativa, o una “serie tv” (in stile Community, anche se ovviamente sono distanti anni luce), o una rivisitazione di Fight Club? Probabilmente non è così importante, come per l’attesa rivelazione su Mr. Robot conviene lasciarsi andare e quel che sarà sarà. Nel dubbio, la scrittura ha anticipato indirettamente nel pilot – la storyline di Krysta e del suo ex, poi ripresa nel finale – l’hackeraggio subito dal sito di “scappatelle” Ashley Madison.

Esmail ha dichiarato:

Parlando della linea di scrittura su Ashley Madison, quella era originariamente nello script. Se vi ricordate il pilot, era una delle cose che Elliot aveva hackerato su di lui e che aveva usato per manipolarlo. Quando l’ho scritto per il finale ho pensato di stare esagerando, e volevo tagliarlo prima di girare, e poi è accaduto ancora. Questo era troppo, come se il mondo mi stesse dicendo di tenere la scena. (…) Tutta la faccenda dello show che continuamente anticipa come uno specchio della realtà è strana. Molti mi hanno detto che ho talento nell’essere al centro di ciò che succede negli eventi presenti. Non credo sia vero, semplicemente l’hacking è diventato più presente nelle news.

Più in generale, c’è una realtà nascosta, che segue nuovi canali, che spezza la rassicurante normalità dell’informazione tradizionale, come avviene nel season finale con il suicidio in diretta del dirigente della E. Il momento, che come molti alcuni hanno evidenziato oltreoceano ha alcune somiglianze con la morte del politico R. Budd Dwyer del 1987, è stato accostato dal network ai tragici fatti in Virginia di fine agosto, e si è deciso di spostare l’episodio per rispetto alle famiglie, decisione condivisa da Esmail. Per quel che vale, non credo fosse necessario per una serie che gioca parecchio con l’attualità, ma rimane pur sempre un prodotto di finzione.

Tutto questo per congedarci in modo sofferto dalla prima stagione di Mr. Robot, per inquadrare meglio il prodotto di USA Network, o anche solo per lanciare degli spunti o scoprire qualcosa di nuovo sulla serie di Esmail che, possiamo sbilanciarci, diventerà nostra compagna di viaggio nei prossimi anni.

Fonte: tvinsiderhitfix