Su Apple TV+ è disponibile da oggi la stagione 3 della serie For All Mankind che porta i protagonisti, tra cui anche Krys Marshall, interprete di Danielle Poole, a compiere una nuova missione con destinazione Marte.
L’attrice, nella nostra intervista ci ha raccontato qualche dettaglio del dietro le quinte sul set della serie e di come Danielle sia cambiata nel corso delle stagioni dello show sci-fi prodotto da Ronald Moore.

In occasione dell’uscita della nuova stagione, dal 9 al 21 giugno, su Apple TV+ sarà disponibile in forma gratuita anche la prima stagione della serie acclamata dalla critica, dal vincitore dell’Emmy Ronald D. Moore, Matt Wolpert e Ben Nedivi.

La nuova, avvincente stagione della serie porta gli spettatori in un altro decennio, spostandosi nei primi anni ’90 con una corsa forsennata verso un’inedita frontiera planetaria: Marte. Il Pianeta Rosso diventa la prossima meta della Corsa allo Spazio non solo per gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica, ma anche per un nuovo, inaspettato concorrente con molto da dimostrare e ancora di più in gioco. I nostri personaggi si trovano a confronto mentre le reciproche ambizioni per Marte entrano in conflitto e la loro stessa lealtà viene messa alla prova, creando una pentola a pressione che porterà a un gran finale.

Ecco cosa ci ha raccontato Krys Marshall sulla stagione 3 di For All Mankind.

Nelle precedendi stagioni Danielle ha compiuto scelte anche storiche, come la stretta di mano che risolve una difficile situazione internazionale, e affrontato problemi personali. In che situazione la ritroveremo dopo il salto temporale all’inizio della terza stagione?

Danielle, all’inizio della prima stagione, non è solo la più giovane coinvolta nel programma ed è una donna alle prese con un ambiente prevalentemente maschile, ma è anche l’unica donna nera, quindi si sente come un’outsider. C’è quella scena in cui la vediamo entrare in ufficio e incontrare gli altri candidati in cui è così timida, riesce a malapena a pronunciare il suo nome. Quella versione di Danielle è distante mille miglia da quella che vediamo all’inizio della terza stagione. Ha fatto un gesto così enorme come la stretta di mano con l’astronauta a bordo della Soyuz che in pratica ha salvato il mondo dal disastro nucleare. E in più ha superato la morte del marito, si è risposata, ha un figliastro ed è diventata una figura pubblica. Nel programma spaziale per arrivare a Marte lei ed Ed sono gli astronauti più esperti, davvero rispettati. Nell’interpretarla ho quindi tenuto conto del fatto che Danielle non dubita più di se stessa così tanto. Ha capito quale è il suo potere e ha reclamato il suo momento.

Nella serie Danielle ha un rapporto molto interessante con gli altri personaggi, in particolare con Ed con cui sembra esserci un confine sottile tra amicizia e rivalità. Come avete affrontato questo aspetto della storia?

Come hai detto anche tu, siamo così tanti! Siamo una famiglia enorme. Amo realmente il lavoro che faccio con Joel. Nella vita reale siamo buoni amici e abbiamo quel tipo di amicizia e di rapporto davvero competitivo. Quando abbiamo del tempo libero sul set ci piace giocare a carte e siamo competitivi anche in quello, e quando trascorriamo insieme il weekend e organizziamo le game night è lo stesso. Quello che si vede sullo schermo è davvero aderente alla vita reale. Ma amo questo apetto perché penso che la competizione tra Danielle ed Ed renda entrambi migliori. Si stanno alla calcagna per vedere chi riuscirà a farcela, chi sarà il migliore. E glielo fa sapere, come se fosse ‘Nel momento in cui commetterai un errore, sarò lì per prendere il tuo posto’. E penso che quella rivalità tra loro li aiuta a crescere e a mettersi alla prova, a spingersi sempre in avanti.

For All Mankind 3

Come è stata l’esperienza di avere così tanti volti nuovi nel cast che si sono aggiunti alla per i nuovi episodi?

Quando ci siamo ritrovati tutti sul Sojourner, nella vita reale, siamo andati a bere insieme. C’è stato un giorno che abbiamo finito presto di lavorare e ho detto ‘Andiamo a bere qualcosa’, e lo abbiamo fatto. E, bisogna dirlo, i russi sanno come bere! Dirò solo questo… E poi abbiamo trascorso insieme del tempo e abbiamo potuto conoscersi. Nessuno dei ragazzi è in realtà della Russia: uno di loro è moldavo, l’altro viene dalla Repubblica Ceca, un altro è polacco… Il nostro piccolo gruppo è formato da persone che vengono da tutte le parti del mondo e parlano lingue diverse. Ma hanno questa cosa in comune che stanno lavorando insieme nello show. Per me era importante che tutti i nuovi arrivati si sentissero bene e inclusi, che fossero a loro agio, che sentissero di appartenere al gruppo. E avere quell’opportunità di uscire, bere insieme, trascorrere la serata in compagnia ha realmente aiutato a rompere il ghiaccio in modo tale che potessimo trascorrere il tempo in questi spazi ristretti. La Sojourner è probabilmente nove metri, è davvero uno spazio stretto ed eravamo in otto lì dentro. Eravamo davvero stretti. Poi quando arriviamo sulla superficie di Marte e abbiamo iniziato a vivere in quelle strutture, quei letti a castello che si vedono li abbiamo usati realmente per dormire e aspettare di iniziare le riprese della scena successiva. Ci siamo quindi avvicinati molto e abbiamo trascorso tanto tempo insieme. E penso che quel senso di comunità e famiglia si inserisca nell’interpretazione migliorando il lavoro.

La serie ha compiuto un salto in avanti nel tempo e si vedono dei cambiamenti anche nella tecnologia, nei costumi… In che modo avete collaborato per rappresentare l’evoluzione dei personaggi dietro le quinte?

Il nostro show è davvero all’insegna della collaborazione: è una delle cose di cui Ron Moore parla molto quando spiega come creare una serie. Ha ribadito più volte che tutti hanno la propria voce, non solo le persone ai vertici, ma ogni singola persona coinvoltta ha un’opportunità di esprimere il proprio pensiero, le proprie opinioni, le proprie esperienze per rendere migliore il progetto. Creare i costumi e ideare quel look è stata quindi una collaborazione tra me e la nostra costumista, Jill M. Ohanneson. Gli outfit che indossiamo sulla Sujourner sono in realtà una copia di quello che ha indossato Mae Jemison quando è andata nello spazio negli anni ’90, ovvero i pantaloni blu e la maglia gialla con il piccolo stemma sul petto e quella specie di calzini antiscivolo. Ogni singolo pezzo di quell’outfit è stato copiato direttamente dalle immagini che abbiamo visto degli astronauti che sono andati sulla stazione spaziale negli anni ’90. Gli outfit che abbiamo sulla Terra, quelli sono maggiormente frutto della collaborazione e più in linea con ciò che penso sia Danielle per quanto riguarda la sua personalità. Alcune delle influenze sono state Clair Huxtable della serie I Robinson, Zia Vivian di Willy, il principe di Bel Air, altre donne nere di successo dell’inizio degli anni ’90. Per quanto riguarda i costumi indossati nello spazio quelli sono copie precise di ciò che indossavano i veri astronauti della NASA.

Krys Marshall For All Mankind

La serie è ambientata in una realtà alternativa, ma propone tematiche molto attuali e legate alla vita reale. Pensi ci sia qualcosa che gli spettatori dovrebbero imparare da questa versione storia?

Una delle vere tematiche che si vedono nel corso dello show è legata a essere disonesti: lo vediamo con Margo, con Aleida e la sua ricerca della verità, con Ellen che non rivela la sua omosessualità, lo vediamo con Will e le scelte che compie nella terza stagione. Vediamo tutti questi personaggi diversi che affrontano la loro verità, ciò che li rende onesti e sinceri. E ho trovato che quella parte dello show sia così notevole. Spero che i nostri spettatori ne vengano ispirati a essere più autentici, più onesti e più sinceri nella loro vita quotidiana.

Potete rimanere aggiornati sulla serie grazie ai contenuti pubblicati nella nostra scheda.

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