Per essere la prima serie d’animazione realizzata dai Marvel Studios, What If…? è un prodotto molto maturo, e questo è dovuto anche al coinvolgimento di grandi artisti e professionisti non tanto dell’animazione quanto del cinema e della televisione in generale. Mentre la prima stagione della serie si avvia al giro di boa, abbiamo avuto l’opportunità di parlare con alcuni di loro, approfondendo in particolare un aspetto molto attuale, e cioè l’emergenza che ha colpito tutto il mondo e che ha rallentato produzioni cinematografiche e televisive sia in live action che in animazione.

Abbiamo scambiato quattro chiacchere con Paul Lasaine, scenografo della serie che i lettori di BadTaste conoscono molto bene perché è stato concept artist e matte painter della saga de Il Signore degli Anelli, ma che ha una grande esperienza nell’animazione avendo lavorato a molti film targati DreamWorks Animation. Lasaine ci ha spiegato quanto è stato complicato, per il suo reparto, gestire la produzione da remoto:

Per me è stato veramente difficile, essendo il team leader del mio reparto. Per molti artisti so che è stato fantastico: si alzano tardi, lavorano secondo i loro ritmi, in pigiama… Per me è stato un po’ più difficile, credo che l’intero mondo abbia dovuto trovare delle soluzioni per affrontare questa situazione. Le difficoltà più inaspettate sono state quelle legate al fatto che alcune persone si deprimevano a causa dell’impossibilità a interagire con gli altri. Oppure, eravamo abituati a risolvere molti dei nostri problemi durante il pranzo: ci incontravamo con tutto il team, ci divertivamo, ci chiarivamo le idee… a volte risolvevamo delle questioni nella pausa caffé. Con il Covid, tutto questo è saltato, non c’è stato più lo stesso cameratismo. Ogni volta che dovevo parlare con un artista, dovevo fissare un appuntamento. Ma l’abbiamo fatto e ha funzionato, anche se non è la stessa cosa, e personalmente credo che in questo modo le cose vadano molto più lentamente e la produttività ne risenta, io ero meno produttivo almeno. Ma ovviamente siamo riusciti ad andare avanti. Vedremo dove ci porterà tutto questo, sperando di tornare in ufficio. Quando questa situazione sarà migliorata puntiamo a riportare tutto il team in un nuovo edificio.

I gemelli Graham e Joel Fisher, invece, stanno subendo l’impatto della pandemia più nella lavorazione della seconda stagione che della prima, visto che svolgono il lavoro più complesso nelle prime fasi di sviluppo della serie. Sono infatti i due artisti responsabili del montaggio:

Buona parte del montaggio preliminare della serie è stato fatto attraverso gli animatic, che è nella prima fase dello sviluppo, e abbiamo chiuso molte di quelle scene ben prima del primo lockdown. Per gli ultimi episodi, invece, abbiamo lavorato agli storyboard durante il lockdown, e questa è stata una vera avventura, ma è stato fantastico vedere come non solo avessimo a disposizione degli strumenti perché ciò fosse possibile, ma anche quanto il nostro sistema organizzativo funzionasse bene. Come ha detto recentemente Victoria Alonzo su Variety, vogliamo lavorare con artisti da tutto il mondo: è l’inizio di un nuovo studio d’animazione, è il momento giusto per questo settore e noi vogliamo i migliori in assoluto, provenienti da tutto il mondo, perché ci aiutino a creare grandi contenuti. Quindi una delle cose positive dell’essere stati improvvisamente forzati a lavorare da remoto è stata proprio questa. E la possibilità di continuare a raccontare storie ci ha permesso di vivere più serenamente questa situazione. Cionondimeno è stata veramente dura all’inizio, perché lavorare a una serie animata gigantesca come questa tutto da remoto non è affatto semplice, e il risultato è straordinario, i nostri artisti sono stati all’altezza.

A Laura Karpman, autrice della colonna sonora attualmente nominata a un Emmy per le musiche di Lovecraft Country, abbiamo invece chiesto se il suo lavoro è stato facilitato dall’utilizzo di un’orchestra digitale, sapendo che lei solitamente ama lavorare con orchestre dal vivo. Ma per What If…? ha scelto comunque di lavorare con musicisti in carne e ossa:

Dunque, per quanto riguarda la mia esperienza, ogni volta che componi una colonna sonora per qualcosa devi prima presentarla ai clienti in una versione eseguita da un’orchestra digitale con una digital audio workstation. Si presenta il lavoro allo studio e ai produttori e al regista, che devono approvarlo. Quindi sono sempre stata abituata a utilizzare gli strumenti digitali per ricevere l’approvazione. Detto questo, lavorare con i musicisti dal vivo è un’esperienza impossibile da rimpiazzare. Penso che su questo siano tutti d’accordo, a meno che uno non voglia creare apposta un ambiente musicale digitale e avere un suono sintetico. Ma se si scrive musica orchestrale… gli strumenti digitali sono utili, ma gli strumenti veri hanno quel suono impossibile da ricreare, con tutti gli armonici e il resto. Durante il Covid è stato veramente difficile lavorare così, così come è stato complicato gestire altri aspetti della propria vita, ma sono certa che la supereremo.

What If…? va in onda ogni mercoledì su Disney+.

 

 

 

 

 

 

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