Per tutti coloro che non se la fossero sentita di affrontare la visione in lingua originale, è giunto il momento di gridar vittoria: il 31 gennaio debutterà su Premium Crime la seconda stagione di Hannibal, raffinato adattamento – e ampliamento – della saga letteraria creata da Thomas Harris. BadTv ha avuto l’occasione di intervistare assieme a un ristretto gruppo di altri giornalisti il cast a Firenze (durante le riprese della terza stagione) grazie a roundtable organizzate per promuovere la prima tv italiana. Ecco come ha risposto alle nostre domande Laurence Fishburne, che nella serie creata da Bryan Fuller interpreta l’agente dell’FBI Jack Crawford, capo di Will Graham e amico di Hannibal Lecter.

N.B.: su espressa richiesta degli organizzatori, le domande si sono limitate prevalentemente alla prima stagione.

Jack si delinea come il personaggio più equilibrato in mezzo alla follia, da una parte, di Hannibal e, dall’altra, di Will. Come ti poni tra questi due personaggi tanto disturbati?

Laurence Fishburne: Beh, qualcuno dev’essere “normale”! Will fa il suo lavoro in modo eccelso perché riesce a entrare nella mente degli assassini e calarsi nei loro panni, e Hannibal è così… diverso, ecco, come nessun altro. Qualcuno dev’essere normale, almeno all’apparenza, anche se ciò che Jack fa per vivere, in realtà, non è normale. Dare la caccia a certi mostri non è normale e si ripercuote su chiunque lo faccia. Quindi, ho sentito la responsabilità di rendere il mio personaggio una sorta di finestra attraverso cui le persone potessero guardare dentro questo mondo fatto di eventi disturbanti; ci dev’essere comunque una persona in grado di tenere la situazione in pugno e dire “ok, queste persone sono morte in modi atroci, ma dobbiamo trovare chi ha compiuto queste azioni e allontanarli dalla società.” Sono un fan di Mads Mikkelsen da un bel po’, circa dieci o quindici anni fa, ma credo che il lavoro più tosto ce l’abbia Hugh Dancy col personaggio di Will. È un ruolo complicato, al confronto mi ritengo abbastanza fortunato a dover impersonare Jack!

La moglie di Jack Crawford è interpretata da Gina Torres, che è tua moglie anche nella vita reale. Com’è stata vivere quest’esperienza matrimoniale sul set?

L: È stato davvero splendido lavorare con Gina. Abbiamo recitato insieme già due o tre volte prima di Hannibal: in Matrix Revolution e Matrix Reload, dove non avevamo scene insieme, e poi in un film intitolato Five Fingers nel 2004, con Ryan Philippe, e quella volta è stata fantastica. Ma questa è la prima occasione in cui impersoniamo marito e moglie. Lei ha girato in Canada una serie chiamata Suits, motivo per cui viviamo lì da quattro anni, ma è meraviglioso andare al lavoro e poter stare insieme. Davvero, è splendido.

Hai detto che la parte “difficile” nella serie spetta a Hugh Dancy nei panni di Will Graham. In realtà, ho trovato che il lavoro su Jack Crawford fosse piuttosto complicato, dato che nei romanzi viene descritto meno dettagliatamente rispetto ad Hannibal o a Will. Come hai costruito il personaggio di Jack? Hai attinto in qualche modo anche dalle precedenti interpretazioni?

L: Non ho mai letto i libri di Harris, ma ben due dei tre attori che hanno interpretato Jack Crawford prima di me facevano anche parte del cast di Apocalypse Now. Harvey Keitel ne era il protagonista originario, mentre Scott Glenn interpretava un personaggio che non aveva scene di dialogo ma faceva parte degli uomini di Marlon Brando. Comunque, non avendo mai letto i romanzi di Harris, nelle mie conversazioni con Bryan, egli mi disse che una parte della vita di Jack sarebbe stata trasposta direttamente dai libri, ma che nella serie avremmo visto la vita personale di questo personaggio più di quanto non fosse mai stato fatto prima nelle altre versioni di questo mondo. Sono stato fortunato perché la donna che interpreta mia moglie nella serie è mia moglie anche nella vita, quindi non è stato duro lavorare con lei. Scott Glen e Harvey Keitel mi hanno conosciuto quando ero un ragazzino, e sono stati come degli zii. E vedo Dennis Farina nello stesso modo, quindi ancora una volta mi sono sentito davvero onorato a dover interpretare un ruolo che era stato loro.

Hai preso parte, in un bellissimo ruolo, a varie stagioni di CSI; Hannibal ha pesato in qualche modo sulla decisione di lasciare quella serie?

L: Ci sono state due cose: mia moglie ha ottenuto un lavoro in Canada, dove avrebbe dovuto trascorrere dai sei ai nove mesi all’anno, e io volevo restare con la mia famiglia. Quindi, ho dovuto lasciare CSI. Quasi per caso, è arrivata questa opportunità di Hannibal, a settembre 2012, e ho saputo che avrebbero girato in Canada. La cosa davvero interessante è che il personaggio di Gil Grissom in CSI non sarebbe stato così se non ci fosse stato Will Graham. Uno dei miei film preferiti è Manhunter e William Petersen interpretava Will Graham in quel film, e per me resta una delle migliori performance degli ultimi cinquant’anni. Quindi, per quanto abbia amato CSI, sto amando Hannibal ancora di più perché tutti i personaggi e l’intero mondo di CSI sono derivati dai romanzi di Thomas Harris, e mi sento davvero fortunato a far parte di questo progetto.

Hai fatto parte di un film epocale come Apocalypse Now quando eri poco più che bambino. Cosa puoi raccontarci di quell’esperienza sul set?

L: Non ricordo nulla di quell’esperienza! Eravamo un po’ tutti fumati su quel set… Mentii sulla mia età quando feci il provino, ma chi mi stava valutando sapeva benissimo che stavo mentendo. Avevo quattordici anni quando feci l’audizione per Coppola, ebbi il lavoro ed era il 1975. Il film fu girato tra il 1976 e il 1977, ed uscì nel 1979, quando avevo ormai quasi diciotto anni. Sono stato davvero fortunato ad avere quella parte, e ho lavorato con Francis ben cinque volte dopo quell’esperienza: in Rusty il Selvaggio, Giardini di Pietra, Cotton Club… e avevo anche una piccola parte in Un sogno lungo un giorno, che grazie a dio è stata tagliata, perché ero stato davvero pessimo. Ho lavorato con Vittorio Storaro in Apocalypse Now, e ho imparato a lavorare con la macchina da presa; lui non parlava inglese, io non parlavo italiano, ma ho imparato tantissimo da lui, cose che fanno tuttora parte del mio bagaglio d’attore, in particolare su come lavorare davanti a una macchina da presa. L’influenza di Coppola mi ha forgiato come artista, mi ha fatto capire che, a volte, ciò che facciamo è qualcosa di più del mero intrattenimento: a volte, può diventare arte. Quindi sono stato davvero molto, molto fortunato a vivere quell’esperienza. È stato grandioso.

Un’ultima domanda: se Morpheus offrisse a Jack Crawford la pillola rossa e la pillola blu, quale prenderebbe?

L: Ogni giorno è un giorno da pillola rossa!

 

Laurence Fishburne a Firenze per Hannibal