Abbiamo intervistato Daniele Luchetti, regista de L’amica geniale 3: storia di chi fugge e chi resta, in onda dal 6 febbraio su Rai 1

Arrivata alla stagione 3 L’amica geniale cambia moltissimo, si abbandona (quasi) il rione e si entra negli anni ‘70. La serie cambia regista, perché non cambi la qualità e l’aderenza al racconto. Rimane ovviamente il team di scrittura e rimane ovviamente la consulenza di Elena Ferrante (sempre in un rapporto mediato dalle mail, un botta e risposta a distanza con piccole correzioni e suggerimenti) ma adesso c’è Daniele Luchetti.

Abbiamo intervistato Francesco Piccolo, dall’inizio nel team di scrittura e lo stesso Luchetti, cioè la nuova aggiunta, separatamente, ma per comodità di lettura vi proponiamo le domande e le risposte intrecciate.

Nel lavorare all’adattamento vi siete accorti se L’amica geniale (serie tv) non abbia qualcosa di diverso o in più rispetto a L’amica geniale (serie di romanzi)?

FRANCESCO PICCOLO: Sì, la serie racconta l’essenza del libro e va molto più dritta su certi temi. Ad esempio è chiaro che il rapporto con la scuola è salvifico per le bambine, ma credo che nella serie sia più evidente, perché la letteratura è più ampia nel raccontare passaggi psicologici, mentre noi siamo andati dritti.

Certo un conto è tentare un adattamento e un conto è lavorarci quando sapete che è un successo, che la linea scelta è apprezzata e di successo. Questo cambia metodi di lavoro e mentalità?

FP: Dopo la prima stagione lo sai che le cose sono andate bene, che l’adattamento che abbiamo scritto va bene, funziona. Non hai più il dubbio se piacerà o meno. Manca quindi quel coraggio anche un po’ giovanile di scrivere qualcosa senza sapere come andrà e farlo a modo proprio. Il difficile è comunque continuare a farlo al meglio.

Daniele Luchetti amica genialeIn questo ha un’influenza il fatto che la serie è co-prodotta da HBO?

DANIELE LUCHETTI: Spero di no. Non lo so in realtà e non mi sono posto il problema. Se una somiglianza con altri prodotti HBO c’è è nel procedimento: fare una serie local con molti soldi per renderla internazionale, usare scrittori di alto livello e registi di personalità, dando fiducia ad attori che non avevano avuto grandi possibilità prima (perché un attore agli esordi con un grande personaggio e una grande storia diventa grande attore). Questo è il procedimento che riconosco.

La serie l’avevate concepita con Saverio Costanzo e ora è cambiato regista, voi avete continuato a seguire le linee che vi eravate dati con lui?

FP: Considera che il metodo di lavoro è stato più quello di un film che di una serie, cioè la creazione di un immaginario assieme ad un regista (nel caso specifico un po’ quel sottofondo horror tipico di Costanzo). E l’abbiamo creato in una maniera così radicata nel racconto che è rimasto, pur se cambiato, anche per i due episodi diretti da Alice Rohrwacher e lo si vede, pur se cambiato, in questi nuovi episodi di Daniele Luchetti.

Cosa ha portato allora Luchetti?

FP: Sicuramente Daniele è più frenetico, più acceso, Considera che come per gli episodi di Alice Rohrwacher anche Daniele ha diretto una parentesi, una grande parentesi rispetto al resto. Comincia un’altra epoca (gli anni ‘70), tutta roba che lui sa fare e che è parte del suo immaginario e della sua formazione.

l'amica geniale 3 anni '70

Ho sentito gli altri parlare molto del fatto che questa stagione è caratterizzata dagli anni ‘70 e che quello è un periodo che non solo conosci ma dei cui contrasti hai avuto grande esperienza per questioni personali e familiari. Lo ripetono tutti. È per questo che sei stato scelto?

DL: Non lo so, quello che so è che quando mi sono incontrato con i produttori gli ho fatto vedere Lacci in anteprima e deve aver avuto qualcosa di sanguigno dentro che potrebbe averli convinti, un ritratto di donne non rassicurante e stereotipate. Potrebbe essere stato quello.

Di certo non potevi scegliere tutto come fa di solito un regista, molto era già impostato…

DL: Sì certo ma è anche vero che in questa stagione ci sono moltissimi nuovi ambienti e tutto un nuovo decennio che ho dovuto raccontare. Ad esempio il rione, che è l’ambiente prevalente delle stagioni precedenti, è molto meno presente, è una storia ambientata a Firenze e la dimensione visiva a partire dalle puntate 3 e 4 in poi è tutta nuova, cambiano vestiti, trucco, capelli e modo di muoversi. Ci sono molte scelte da fare. E poi le prime due stagioni erano quasi in bianco e nero, questa invece è in technicolor 100%.

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